La senatrice Giulia Bongiorno, avvocato della parte lesa, intervistata da LA 7 ha dichiarato che depositerà agli atti presso la Procura di Tempio Pausania, ritenendolo una prova a carico, il video in cui Beppe Grillo da in escandescenze in difesa del figlio Ciro accusato di presunto stupro.

Non so se i contenuti di quel video potranno servire ai PM che stanno già vagliando e valutando da due anni le molte prove raccolte: testimonianze, foto, filmati, sms, intercettazioni.

Personalmente, dopo aver rivisto più volte lo scomposto e furioso sbotto del comico genovese, ho avuta la percezione che nello sbroccare, Beppe Grillo abbia perso non solo il ben dell’intelletto ma sia ruzzolato in un aberrante maschilismo da uomo delle caverne.

Ad esempio, che la presunta vittima abbia presentata la denunzia alla caserma dei Carabinieri di Via della Moscova di Milano, 10 giorni dopo il presunto stupro, solo al suo rientro a casa, non può essere interpretato come ammissione di essere stata consenziente alla violenza, né lo è il fatto che nei giorni successivi di vacanza abbia perfino usato il surf.

Ma Grillo toppa anche nel pensare che il mancato arresto del figlio possa essere un indizio di innocenza.

Ma come? Nel Belpaese dove decine di politici con condanne definitive  a più anni non hanno visto il carcere neppure in cartolina, vogliamo che si metta in galera un presunto stupratore genovese oppure un giovane della Roma bene solo perché ha uccise due sedicenni investendole con un Suv?

Fatte queste semplici premesse ammetto, comunque, di aver trovata sconcertante ed ingiustificabile la diffusione che i media, tutti, hanno voluto dare al video dello sclerato Grillo per una sua vicenda familiare.

Particolarmente inquietante che la RAI, servizio pubblico, abbia dedicato ampio spazio nel riproporre il video in tutte le edizioni dei suoi telegiornali.