Nel "Question Time" che si è svolto nel pomeriggio di mercoledì alla Camera la deputata D'Orso, illustrando l'interrogazione Cafiero De Raho n. 3-00197 di cui è cofirmataria, ha chiesto lumi al ministro della Giustizia, Nordio, sulle iniziative da lui intraprese per la revoca dell'incarico al Sottosegretario di Stato Andrea Delmastro Delle Vedove.
Valentina D'Orso (M5s):Signor Ministro, lo scorso 15 febbraio lei, qui in Aula, ha affermato che il documento contenente le conversazioni tra il Cospito e i due boss di camorra e 'ndrangheta, conversazioni svelate dall'onorevole Donzelli, non è atto coperto da segreto. Ma, signor Ministro, l'articolo 3 del decreto ministeriale n. 115 del 1996 inserisce tra i documenti che non sono accessibili tutte le relazioni di servizio, le informazioni, gli altri atti e documenti la cui conoscenza pregiudichi l'ordine e la sicurezza degli istituti penitenziari e l'attività di prevenzione e contrasto della criminalità organizzata.Ora, non c'è dubbio che la relazione di sintesi del Nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria, che riporta quei colloqui tra detenuti in regime di 41-bis, rientri tra i documenti inaccessibili per motivi di ordine e sicurezza pubblica, inaccessibili persino al Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, che non ha la delega al trattamento dei detenuti. Questo rende, quindi, la condotta del Sottosegretario ancora più grave. Dunque, signor Ministro, le chiedo cosa intenda fare per rimuovere dall'incarico il Sottosegretario Delmastro.
Questa la risposta del ministro della Giustizia, Carlo Nordio: Breve riassunto: ho già riferito a questa onorevolissima Assemblea la natura dell'atto che è stato oggetto di contestazione. Aggiungo che la classificazione della natura - segreta, riservata, riservatissima o altro - per legge appartiene all'autorità che forma il documento e, quindi, spetta al Ministero, come abbiamo fatto, definire la qualifica degli atti dei quali si sta parlando. Su questi abbiamo già risposto e la rilevata apposizione della dicitura “limitata divulgazione”, di cui si è parlato l'altra volta, rappresenta una formulazione che, di per sé, è inidonea a connotare il documento che è stato trasmesso come atto classificato; quindi, è una mera prassi amministrativa interna.Aggiungo che, e adesso parlo anche dei giuristi, per quanto riguarda il reato di divulgazione di segreto d'ufficio, la parola “segreto” non può essere interpretata in modo estensivo in malam partem, contro cioè la persona che è indagata. Tutti sanno che la norma penale può essere interpretata in modo estensivo soltanto in bonam partem, quindi quello che è segreto è segreto, quello che non è segreto non rientra tra gli atti dei quali si sta oggi parlando.Per quanto poi riguarda l'intervento della magistratura, noi siamo rispettosissimi e attendiamo con fiducia l'esito dell'indagine che riguarda l'onorevole Delmastro Delle Vedove, però, se la qualifica della segretezza o meno dell'atto non dovesse più dipendere dall'autorità che forma l'atto, cioè dal Ministero, ma dovesse essere devoluta all'interpretazione della magistratura potrebbe crearsi una problematica che potrebbe e dovrebbe essere risolta in un'altra sede.Per quanto riguarda le dimissioni dell'onorevole Delmastro Delle Vedove, è un'aspirazione velleitaria e metafisica che la spedizione di un'informazione di garanzia possa costituire un oggetto di dimissione; se così fosse, noi devolveremmo all'autorità giudiziaria il destino politico degli appartenenti a un'Assemblea, che oggi riguarda l'onorevole Delmastro Delle Vedove e un domani potrebbe riguardare ciascuno di voi.
In replica al ministro ha risposto il deputato Cafiero De Raho (M5s, ex magistrato e già Procuratore nazionale antimafia):
Certamente, la collega non ha detto questo, non certamente chi viene colto da informativa deve essere revocato, ma deve essere revocato chi tiene un comportamento scorretto, che viola la legge. E ci meravigliamo, per la verità, Ministro che lei dica che l'atto viene, in concreto, di volta in volta, come dire catalogato nell'ambito di una certa categoria. Esiste la categoria in astratto e l'atto va ricondotto a quella categoria.Nel caso di specie, l'atto andava ricondotto alla categoria di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto n. 115 del 1996, perché era un atto finalizzato alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica degli istituti penitenziari e dell'attività di prevenzione e repressione della criminalità organizzata. Non solo, il Sottosegretario ha avuto queste notizie per averne fatta richiesta, perché non era legittimato a riceverle, essendo un Sottosegretario al quale lei ha dato una delega esclusivamente per la Direzione generale della Polizia penitenziaria, non anche per i detenuti e i trattamenti. Quindi, non aveva nemmeno l'autorizzazione e la legittimazione.Noi siamo veramente insoddisfatti, Ministro, non solo perché la sua risposta non è completa, così come in altre occasioni abbiamo rilevato, ma anche perché la sua risposta ci delude proprio perché lei ha anche un obbligo di chiarezza e di completezza e soprattutto perché lei deve intervenire con la lealtà che la Costituzione vuole che il Ministro ponga di fronte alle domande che gli vengono rivolte. Soprattutto, in un momento come questo non è pensabile che si utilizzino e si divulghino notizie riservate alle quali non è consentito l'accesso - e di questo vi è certezza - per attaccare una parte politica avversa. Questo è il vulnus più grave che si possa arrecare alla nostra democrazia. In un'Aula parlamentare questo non è consentito, Ministro, ed è per questo che noi l'abbiamo invitata alla revoca del Sottosegretario Delmastro Delle Vedove, perché ha compiuto un atto di una gravità senza pari.