In una intervista a Repubblica, Gianni Cuperlo spiega perché ha deciso di candidarsi, per la seconda volta (la prima fu nel 2013 contro Renzi), alla segreteria del Partito Democratico.

"Ci sarò con umiltà, perché in discussione questa volta è l'esistenza del Pd. Non pesano solo la sconfitta e i sondaggi, ma il non aver mai voluto discutere la perdita dei sei milioni di voti dal 2008 a oggi. Vorrei aiutare a farlo nella chiarezza delle idee, fuori da trasformismi che hanno impoverito l'anima della sinistra.Avrei voluto un congresso che non partisse dai nomi. In questi anni abbiamo cambiato nove segretari e vissuto tre scissioni, forse dovremmo riflettere sul perché. Stimo Stefano (Bonaccini), Elly (Schlein), Paola (De Micheli), solo penso che senza un confronto plurale e sincero i guasti di ora potrebbero riprodursi dopo.Vorrei dire a Elly Schlein cosa mi spinge a fare un passo in avanti anche contro il mio carattere: è il timore che il Pd non regga il peso dei suoi errori e possa finire come i socialisti in Francia. Quello sarebbe un danno irreversibile e se vogliamo evitarlo serve che più voci si confrontino. L'alternativa sarebbe l'ennesima conta sui nomi mentre il problema è tornare a pensare al mondo per come è stato stravolto e a una società impoverita non solo nel reddito ma in una domanda di senso. La destra ha vinto per una ideologia che ha cavalcato sofferenze e rabbia. Non la batteremo senza un impianto ideale e culturale più solido e credibile, che si parli di riscatto sociale o dei concetti di libertà e fraternità.So di non avere nessun potentato alle spalle, nessuna risorsa o promessa da fare, spero quanti pensano che la politica non può rinunciare a una dose di utopia e che non tutto si possa racchiudere in un decalogo di riforme.Non ho nostalgie e so che se una sola delle culture che il Pd lo hanno fatto nascere dovesse abbandonare la strada tracciata da Prodi e Veltroni semplicemente non esisterebbe più il Pd. Forse qualcuno sarebbe felice di tornare alle vecchie case. Io penso che sarebbe la fine dell'intuizione più coraggiosa che la sinistra, il cattolicesimo democratico, l'ambientalismo, il pensiero femminista hanno avuto negli ultimi cinquant'anni.La prima fase del congresso vedrà il voto degli iscritti e di chi aderirà alla Costituente. Il mio appello è che siano in tanti perché la prima garanzia di una discussione vera è una partecipazione larga.Il tema non è spostare il Pd più al centro o più a sinistra. La prova è restituire un'autonomia politica e di pensiero al nome che ci siamo dati, Partito Democratico.I valori non si riscrivono ogni dieci anni e sono gli stessi di quando il Pd è nato. Il punto è che non sempre li abbiamo rispettati, ma se la sinistra non incontra i bisogni delle persone e rinuncia alla sua promessa, allora proclamare i valori non basta.
Se la politica si riduce a mestiere, se la si chiude nelle istituzioni e fuori non si ha voce né potere, può accadere che l'etica pubblica scivoli sullo sfondo e si tollerino comportamenti incompatibili con la biografia di migliaia di sindaci, amministratori, segretari di circolo. Discutiamo anche di questo a partire dall'applicazione dell'articolo 49 della Costituzione sulla disciplina dei partiti.Temo che Conte voglia sfruttare le difficoltà del Pd piuttosto che unire le opposizioni nel contrastare una destra incapace e pericolosa. È il secondo tempo della campagna elettorale ed è un calcolo miope perché l'avversario non siamo noi, a partire dalle regionali nel Lazio e in Lombardia, dove questa volta Majorino può vincere".

Come interpretare le parole di Cuperlo? Come quelle di un Vetroni 2.0, che vuol dare una mano di vernice di sinistra ad un partito da tempo di centrodestra per poi, nel caso diventi segretario, continuare a fargli fare cose di centrodestra.

Cuperlo è un ottimo comunicatore, sempre pacato e sempre attento nella forma e nei modi... difficile non essere d'accordo con lui... salvo che, dopo aver riflettuto su ciò che ha detto, uno si chiede... e i contenuti? Ma che cos'è che Cuperlo vuol fare concretamente? 

Anche per lui, nonostante le sue radici affondino nel PCI, ipotizzare che il Pd diventi "almeno" un partito socialdemocratico sembrerebbe essere inimmaginabile. 

Ci spiegasse, però, perché dovrebbe essere considerato un partito che rappresenta la sinistra e perché chi da sinistra non lo vota più dovrebbe riprendere a votarlo.