Il Caos di Roma ha diverse responsabilità.  C'è da parte dei 5 Stelle una certa faciloneria nell'aver creduto di poter gestire il governo della Capitale che, visti i precedenti di Marino, è ovvio non sarebbe stata cosa semplice e facile. Come non fare, quindi, mille verifiche e porsi mille domande prima di nominare una Giunta, dopo aver visto che il PD ha fatto fuori il proprio sindaco perché non gradito alla segreteria del partito in generale ed a Matteo Renzi in particolare?

E se un partito decide di agire in tal senso, può solo significare che gli interessi in gioco a Roma sono talmente grandi da poter giustificare una mossa che, altrimenti, sarebbe stata insensata. La vicenda Marino è un fatto che, però, molti fanno finta di aver dimenticato o di non ricordare.

L'unico messaggio che PD, opposizioni e media cercano di far passare è quello dell'inadeguatezza dei 5 Stelle a governare. In un paese normale, ciò si potrebbe dire, se non a fine mandato, almeno dopo aver fatto trascorrere un anno  o due dall'insediamento della Giunta. Ma l'Italia di Renzi non è un paese normale. Così, basta sintonizzarsi su un canale di notizie per apprendere, ad esempio, che nelle zone più remote della giungla amazzonica sarà possibile usufruire dei mezzi pubblici più facilmente che a Roma. Forse è un po' esagerato come esempio, ma la sostanza del messaggio che si cerca di veicolare è questa.

E' curioso che durante la gestione Tronca, il comune di Roma non fosse più al centro dell'interesse dei media,  tanto da far credere che tutto, nella Capitale, andasse per il meglio. Possibile, quindi, che una giunta insediatasi da appena tre mesi possa essere autrice dei disastri che ogni giorno, da tempo, ci vengono riproposti in qualsiasi ora sui media intervistando cittadini romani indignati, distrutti, inorriditi?

Logicamente, è poco credibile. Quindi, l'attività di discredito messa in atto nei confronti del sindaco Raggi e della sua Giunta è più che evidente e va ben al di là delle normali logiche politiche che contrappongono opposizione e maggioranza.

Gli affari di Roma, probabilmente, sono la causa di tutto. Tra questi affari, supponendo che quanto accadeva con lo  scandalo Mafia Capitale non accada più o almeno non con la stessa incidenza, vi sono adesso le Olimpiadi del 2024. La candidatura a Roma non è stata assegnata, il CIO deciderà tra poco più di un anno, il 13 settembre 2017 a Lima, in Perù.  Però, la frenesia del comitato olimpico e del presidente del Consiglio fanno supporre che la scelta di Roma per ospitare i Giochi tra 8 anni sia una possibilità più che reale.  È probabile che, in via ufficiosa, abbiano ricevuto delle indiscrezioni in merito.

Quindi, il quasi no all'evento del sindaco Raggi, già anticipato in campagna elettorale, è un problema di non poco conto... anche per gli interessi economici di molti costruttori e proprietari terrieri, soprattutto romani. Nel comizio dei 5 Stelle a Nettuno, da parte di Alessandro Di Battista si è ribadito il No alle Olimpiadi come una delle vittorie della Giunta Raggi, anche se il sindaco aveva detto in passato che avrebbe voluto comunque approfondire il tema in un incontro con il Coni ed il comitato promotore. Tale incontro non è avvenuto e non ci sono date ancora fissate.

Nel frattempo, i prossimi appuntamenti del CIO prevedono, il 7 ottobre 2016, la consegna della fase 2 del Dossier Governance, aspetti legali e finanziamento delle venue e nei giorni dal 12 al 17 novembre 2016 la presentazione delle città candidate all'Associazione dei Comitati Olimpici, a Doha in Qatar.

E che cosa andranno a fare gli italiani in Qatar se il sindaco i Giochi a Roma non li vuole fare? La domanda se la sono posta anche al Coni che, pragmaticamente, sta pensando di ritirare ufficialmente la candidatura.

Il presidente del Consiglio Renzi, che almeno politicamente aveva già pensato alla prossima campagna elettorale con la possibilità di sabndierare le olimpiadi 2024 a Roma come uno dei suoi trofei personali, sta facendo di tutto perché la Raggi cambi idea. La fiera mediatica sull'ormai famigerato Caos di Roma ne è probabilmente un esempio. Ed a questa, inoltre, affianca appelli che spaziano dall'invettiva al richiamo al buon senso.

Però, nonostante tutto, Virginia Raggi, così hanno sussurrato le voci dei soliti bene informati, starebbe per fare un annuncio ufficiale per dire no alle Olimpiadi di Roma e chiudere così la questione.

Un'ultima considerazione sull'operato Raggi, almeno in relazione alle Olimpiadi, chiunque la può fare leggendo il documento ufficiale di Valutazione Economica dei Giochi Olimpici di Roma 2024 pubblicato dal Comitato Promotore. A parte il fatto che i dati sono molto superficiali e richiamano più una presentazione che una documentazione tecnica, c'è l'aspetto economico che salta agli occhi, riassunto nella tabella Valore Attuale Netto Economico Giochi.

Espressi in milioni, i costi di investimento saranno 1.051, gli imprevisti quantificati in 368, la congestione in 203, la sicurezza in 677 e gli operativi 1.938, per un totale di 4,236 miliardi di euro.
L'aspetto che lascia perplessi, e non poco, è che Montezemolo e soci, hanno indicato questi costi come scenario di riferimento, mantenendoli invariati sia in uno scenario pessimistico che in uno ottimistico! Così l'unica cosa che potrà variare sarò il tasso di rendimento interno economico (TIRE) che è previsto del 31,1%, mentre se le cose dovessero andar male il guadagno dai Giochi di Roma sarebbe del 10,4% e del 41,4% se le cose dovessero andare benissimo!
Ma come possono essere questi dei dati credibili è difficile da dirsi, considerando i precedenti delle ultime edizioni dei Giochi olimpici che hanno fatto registrare solo deficit enormi, senza dimenticare poi i precedenti italiani nell'organizzazione di manifestazioni sportive. I campionati mondiali di nuoto a Roma sono solo l'ultimo esempio. Al riguardo, Virginia Raggi ha maliziosamente ricordato che Roma ha appena finito di pagare i debiti per i Mondiali del ’90 che furono organizzati, anche quelli, da Luca di Montezemolo!

Anche Mario Monti aveva espresso la sua contrarietà ad organizzare in Italia i Giochi del 2020. Quella volta, però, nessuno ebbe da obiettare.