Annunciando la lettera di replica alla Commissione UE che contestava i conti della legge di bilancio, il ministro dell'Economia Piercarlo Padoan aveva, si fa per dire, mostrato i muscoli rispondendo, seppur utilizzando i ricami dialettici della diplomazia, con quello che una volta, fascisticamente parlando, si sarebbe tradotto in un più che stentoreo "ME NE FREGO".

Ma la fermezza di Padoan è durata solo poche ore. È stato sufficiente che Moscovici sollevasse un sopracciglio e che Dombrovski iniziasse appena a tossire che, immediatamente dopo, da parte del ministro dell'Economia, sono arrivate precisazioni e rassicurazioni in merito alla ormai famosa lettera di risposta.

La procedura d'infrazione sarebbe un colpo grave per l'Italia, quindi, meglio non rischiare. Ed allora Padoan ha pensato di rilasciare dichiarazioni pubbliche in cui affermava che le procedure che l'Italia avrebbe comunque messo in campo per cercare di ottemperare i rilievi di Bruxelles sarebbero state anticipate e non rimandate al DEF, ponendo l'accento sul solito ennesimo inasprimento delle misure antievasione che, secondo i beni informati, stavolta finirebbero per prevedere anche un aumento delle accise causata dall’inversione contabile dell’Iva che, con i provvedimenti allo studio, verrebbe fatta pagare al compratore invece che al venditore.

Insomma, niente di nuovo all'orizzonte. E bisogna anche sottolineare che, una volta abbandonata la trincea, con la capitolazione sarà accettata qualsiasi condizione ci verrà imposta, anche senza alcun commissariamento.