Il giudice Anthony Kelly non è entrato nel merito delle motivazioni per cui la "Border Force" australiana non abbia ritenuto valido il visto di Novak Djokovic per consentirgli di entrare nel Paese... si è limitato solo a decidere sulla modalità con cui la Border Force ha agito.

Gli avvocati di Djokovic hanno sostenuto che il loro assistito ha cercato di entrare in Australia sicuro che la sua esenzione dalle restrizioni che richiedono ai viaggiatori di essere completamente vaccinati contro il Covid-19 fosse valida, specificando che gli era stata concessa da due commissioni mediche diverse a seguito di una recente infezione da coronavirus, per la quale aveva presentato tutte le prove mediche a supporto.

"Aveva fatto assolutamente tutto. Si era impegnato in relazione a tutto ciò che gli era richiesto dagli organizzatori degli Open d'Australia", ha dichiarato l'avvocato Nick Wood a nome  del collegio difensivo, le cui valutazioni sono state ritenute del tutto convincenti dal giudice Kelly.

Al suo arrivo in aeroporto, i funzionari dell'immigrazione non hanno concesso al tennista serbo la possibilità di chiarire la sua posizione, cercando di convincerlo a lasciare subito il Paese senza dargli la possibilità di contattare né gli organizzatori del torneo, né i suoi legali... visto che tutto si è svolto alle 4 del mattino!

Pertanto, poiché formalmente la Border Force non ha agito secondo una procedura corretta, il giudice ha stabilito che a Djokovic venisse concesso immediatamente l'ingresso in Australia.

L'avvocato in rappresentanza del governo australiano, Christopher Tran, ha però affermato che la recente infezione da Covid denunciata dal tennista non era sufficiente per ritenere valido il visto d'ingresso, sostenendo pertanto che la procedura messa in atto nei suoi confronti fosse corretta.

Per questo motivo il ministro dell'Immigrazione Alex Hawke, nei prossimi giorni o addirittura nelle prossime ore, potrebbe ancora annullare il visto di Djokovic ed espellerlo dal Paese. In quel caso, il tennista serbo, potrebbe rientrarvi nuovamente solo dopo tre anni.

La vicenda potrebbe non essersi ancora conclusa.