Tutto nasce in relazione ad un commento pubblicato su Facebook che riguardava l'esponente politica austriaca Eva Glawischnig-Piesczek e che un tribunale locale aveva reputato essere offensivo nei suoi confronti.

Glawischnig-Piesczek, esponente dei verdi, si era rivolta al tribunale per chiedere di imporre a Facebook non solo di rimuovere il commento ma anche eventuali contenuti identici o analoghi che la riguardassero.

Sul fatto che Facebook debba rimuovere dei contenuti ritenuti illegittimi, il tribunale austriaco non aveva dubbi. Sull'altro aspetto, che riguardava la rimozione di contenuti simili, invece sì e per questo si è rivolto alla locale Corte Suprema che, a sua volta, ha investito della questione la Corte di Giustizia Ue.

E quest'ultima che cosa ha deciso? Tre cose. 

Se un tribunale di un paese dell'Ue trova illegittimo un contenuto presente su una app o un sito web, può ordinare di eliminare anche i contenuti che siano identici.

Non solo. Un tribunale può chiedere che vengano eliminati anche i contenuti "equivalenti", se il messaggio che viene divulgato è "sostanzialmente invariato".

Inoltre, un tribunale di un Paese Ue può ordinare alle piattaforme di eliminare contenuti illegittimi in tutto il mondo (non rendendoli visibili non solo in Europa ma, ad esempio, anche negli Usa), ma solo nel caso esista un diritto o un trattato internazionale pertinente.

Rimane comunque invariato il principio, sempre in base al diritto Ue, per il quale Facebook (così come altre piattaforme simili) non può essere ritenuta responsabile della eventuale illegittimità di un contenuto, fino a quando non ne sia stata informata. Solo a quel punto deve rimuoverlo il più presto possibile.