Stabile, al 29 aprile, l'andamento del contagio da Covid in Italia, dove il totale delle persone che hanno contratto il virus è arrivato a 203.591, con un incremento rispetto a ieri di 2.086 nuovi casi. Il numero totale di quelle attualmente positive è di 104.657, con una decrescita di 548 assistiti da martedì.

I casi attualmente positivi sono 36.122 in Lombardia (400 in più rispetto a ieri), 15.521 in Piemonte, 11.862 in Emilia Romagna, 8.369 in Veneto, 5.663 in Toscana, 3.576 in Liguria, 4.535 nel Lazio, 3.347 nelle Marche, 2.782 in Campania, 2.927 in Puglia, 1.463 nella Provincia autonoma di Trento, 2.145 in Sicilia, 1.227 in Friuli Venezia Giulia, 1.976 in Abruzzo, 845 nella Provincia autonoma di Bolzano, 261 in Umbria, 761 in Sardegna, 135 in Valle d’Aosta, 753 in Calabria, 194 in Basilicata e 193 in Molise

Tra gli attualmente positivi 1.795 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 68 pazienti nelle ultime 24 ore, 19.210 le persone ricoverate con sintomi, 513 in meno rispetto a ieri e 83.652 quelle in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Il numero complessivo di dimessi e guariti sale a 71.252, con un incremento di 2.311.

Oggi i deceduti sono 323, con il totale che arriva così a 27.682. 


Queste le dichiarazioni rilasciate eri, in una intervista a La7, da parte del ministro della Salute, Roberto Speranza, in relazione all'avvio della "fase 2":«I numeri ci dicono che l'epidemia è ancora in corso, seppure ci siano segnali che ci fanno sperare: si riducono le terapie intensive, è ridotta la pressione sui pronto soccorso.Dobbiamo mantenere un profilo di grande attenzione sia dal punto di vista sanitario sia dei comportamenti individuali. Il governo non può mentire, non può nascondere che la curva è significativamente piegata, ma siamo ancora dentro l'epidemia.Il messaggio della fase 2 è si riparte ma con prudenza. L'Italia ha adottato nella prima fase misure durissime, ora che l'indice del contagio è sceso possiamo iniziare ad andare verso un allentamento graduale delle misure restrittive. Alcuni paesi, che hanno riaperto, hanno registrato un nuovo incremento dei contagi e sono stati costretti a richiudere. Il Paese vuole ripartire ma dobbiamo farlo con giudizio, monitorando l'evoluzione.Abbiamo scelto di ripartire dal motore produttivo del paese, perché troppi giorni di fermo avrebbero fatto pagare all'Italia un prezzo troppo alto che sarebbe ricaduto anche sui cittadini italiani in termini di costi sociali. La logica è uno scenario complessivo, in cui si fanno passi graduali. L'indice di contagio dipende non solo dalle misure del Governo, ma anche dai comportamenti individuali; il senso di responsabilità di ciascuno, è la vera chiave per vincere la sfida.Il diritto alla salute è un diritto fondamentale e per tutelarlo è stato necessario limitare le libertà personali. Abbiamo fatto una scelta difficile che ha salvato la vita a molte persone».