Cronaca

I morti in pace dell’uranio impoverito

Ho deciso di approfondire l’argomento sull’uranio impoverito comprando il libro di Mariangela Maturi , Silenzio di piombo. Poligoni e veleni in Sardegna.

Uno dei pochi libri, e il titolo dice già tutto, scritti sull’impiego di uranio Impoverito nei campi NATO della Sardegna. Un’indagine coraggiosa e ad altissimo rischio personale per questa giornalista, oggi quarantenne, che meritava la mia attenzione di ex militare di leva di stanza 10 gg a Capo Teulada.

Il libro parte dall'inchiesta aperta dalla magistratura sui vertici dell'aeronautica. Ripercorre tutte le tappe scientifiche e investigative che metterebbero in relazione gli esperimenti militari e le contaminazione ambientali e umane in Sardegna e non solo. Per approdare infine ad una sorta di stasi omertosa (già vista per stragi come Ustica, il treno italicus, Piazza Fontana ecc..), fatta di censura, silenzio istituzionale, scarica barile e minacce,  che vanificano ogni possibilità di approdare ad una verità definitiva, nella migliore tradizione di insabbiamento all'italiana.

Ci sono cose, che al solo pensiero che possano essere vere, generano un raggelante silenzio. Ma quando poi quelle stesse cose tu le hai sfiorate inconsapevolmente e una coraggiosa giornalista le fa riaffiorare dalla maionese impazzita della storia allora cambia tutto.

I campi di addestramento militare della Sardegna

Anno 1986, poligono di tiro di Capo Teulada, Penisola Interdetta, Sud Sardegna. Sto facendo il servizio militare nei Bersaglieri del glorioso battaglione Governolo di Legnano (lo stesso che andò in Libano nel 1982 con i carri verniciati di bianco per integrare quelli dell’ONU). Sono lì, ad un campo NATO, per un breve periodo di addestramento con la mia compagnia mortai pesanti da 120mm. Cingoli nel fango, sobbalzi, rombi di camion e carri e, in lontananza, funghi fumogeni che dardano un’intera collina, seguiti subito dopo dal fragore delle detonazioni.

Questo è il campo NATO, tutto il giorno per giorni e te ne vai a letto con le ossa rotte e con ancora il frastuono nel cervello dei proiettili pesanti che provocano insonnia. Questa la mia personale esperienza e si trattava solo di addestramento, pensiamo alle guerre.

Anno 2019, 33 anni dopo. Guardo un documentario (fonte accreditata) su Youtube, sui danni dell’uranio impoverito impiegato nei teatri di guerra convenzionale, Balcani alla metà degli anni ’90 (Bosnia e Kossovo), Irak nell’operazione Desert Storm (prima guerra del Golfo) due anni prima e nella seconda guerra del Golfo.

Immagini delle guerre del Golfo (Irak)

Alcuni soldati, per non dire molti, si ammalano di strane malattie che presentano caratteristiche molto simili a quelle che si contraggono a seguito di emissioni radioattive. E’ l’uranio impoverito si dice. Non è una novità. Sappiamo del suo impiego sulle ogive missilistiche. L’aggiunta di uranio impoverito sulle ogive anticarro consente ad un proiettile, prima di perforare un blindato di ultima generazione, per poi esplodere all’interno della spessa carlinga.

La lega di uranio impoverito, impiegato in pochi grammi per testata, è praticamente denso quanto il tungsteno. A differenza di quest’ultimo però, supera tutte le prove di perforamento, anche su distanze impensabili utilizzando altri tipi di testata. In pratica, quando il missile raggiunge la superficie del blindato, il calore e l’attrito (che vi lascio solo immaginare quanto sia rapido e potente) disintegrano l’ogiva tradizionale lasciando solo la punta in uranio Impoverito (il tutto avviene in una frazione di microsecondo). La punta in uranio resiste, perfora il blindato e una volta conficcata esplode, uccidendo l’intero equipaggio e distruggendo il carro dall’interno, con effetti terrificanti.

Sono poi trasecolato sul divano, quando ho saputo che a al poligono di Quirra, Sardegna Orientale (oggetto oggi di indagini a livello parlamentate) e appunto a Capo Teulada, dove sono stato io, sono stati sparati migliaia di missili Milan con punta di ogiva “arricchita” con uranio Impoverito tra il 1991 e il 2001. In pratica pochi anni dopo esserci passato io (ero lì come ho detto nel 1986). L'ho scampata bella veramente, mi sono detto. Malformazioni, leucemie cancri e morti premature tra i civili delle aree immediatamente circostanti i poligoni e tra i militari. Insomma, l’Uranio impoverito non riguarderebbe più solo le zone di guerra (che già di per sé è esecrabile e agghiacciante se si pensa alla densità di civili in quelle zone), ma anche il bel paese al tempo della pace. Così, facendo ricerche sull'argomento, approdo al libro della Maturi e lo ordino il giorno stesso.

Inutile ricordare che l'uranio impoverito fu usato profusamente nei teatri di guerra iracheni. Chi ricorda Desert Storm, di cui abbiamo accennato prima, e i vecchi come me sicuramente, non può aver dimenticato le immagini di carovane di carri e mezzi blindati che battevano in ritirata dal Kuwait, sventrati come burro ai lati della strada desertica che conduce a Bagdad. Era il 1990-91 e l’uranio impoverito aveva superato la fase sperimentale per entrare in quella del suo impiego strategico nei teatri bellici di mezzo mondo.


Ma cos’è l’Uranio e in particolare quello impoverito?

Mi sono voluto documentare per capire cosa fosse dal punto di vista fisico atomico. Mi auguro che interverrà qualche fisico a correggermi se dovessi aver scritto qualche inesattezza, cosa non improbabile vista la complessità della materia per i non addetti ai lavori.

L’uranio impoverito, è ciò che rimane di un delicatissimo processo volto ad arricchire l’uranio naturale con uranio 235 (che è presente in percentuali insufficienti all’estrazione) e separarlo da quelli meno “nobili” come l’Uranio 238. Il risultato di questa operazione è l’Uranio arricchito, il cui impiego primario rimane quello civile per le centrali nucleari dedite alla produzione di energia elettrica.

Un processo ancora più costoso e sofisticato consente, da questa base, di ottenere un uranio ancora più arricchito, talmente potente che ci si può fare una bomba atomica! Per fortuna questo passaggio tecnologico è appannaggio di “pochi” (ma sempre di più). L’Iran spinge proprio verso questa conversione quanto mai avversata, se è nelle mani di una teocrazia che vorrebbe far sparire sunniti e sionisti dal panorama mediorientale. 

Ora, sappiamo che l’uranio ha come caratteristica di avere un atomo talmente pesante (potremmo definirlo quasi un’anomalia atomica della natura, un piccolo mostro) che, ad un certo punto, le particelle in eccesso (neutroni), vengono espulse praticamente alla velocità della luce. Immaginate che non sia un atomo ad espellerle, ma miliardi di questi e che queste particelle impazzite attraversino il vostro corpo contemporaneamente, colpendo le vostre cellule.

Mentre ci penso, mi viene in mente il film Kill Bill in scala nano ridotta, in cui il neutrone impazzito è Kill Bill, che con la sua spada da Samurai, fa esplodere con mosse letali in ralenti, le cellule (le sue vittime). Nella migliore delle ipotesi, questo Kill Bill sub atomico, fa scoppiare la membrana cellulare (come frecce scagliate sul palloncini d’acqua). E allora appaiono bolle e bruciature. Nella peggiore, spezza la sequenza del DNA, che perde una lettera e riprogramma la cellula nel modo sbagliato o impedisce in un feto la programmazione a cui la cellula è preposta (fare le braccia, sviluppare il cervello ecc..). Il resto lo conosciamo.

L’uranio impoverito, può sembrare rassicurante (povero piccino) ma è estremamente radioattivo, ricordate? L’atomo che è talmente obeso e pesante che scoreggia via particelle. Come non bastasse, poiché inizialmente l’uranio impoverito era uno scarto di lavorazione per produrre l’Uranio arricchito (e ci vogliono tonnellate di materiale per produrre pochi grammi di quest’ultimo) veniva stoccato in ingenti quantità in bunker sotterranei. Fino a che, una o qualche mente davvero diabolica ne intuisse il possibile impiego in ambito militare.

Umberto Galimberti parla di era della tecnica (quella in cui viviamo oggi, nella sua accezione peggiore e nichilista, riconosciamolo) come il luogo mentale e materiale dove occorre massimizzare gli scopi con il minor impiego di mezzi possibili. Ecco i nostri teorici dell’uranio impoverito si sono ritrovati una risorsa quasi illimitata a prezzi di scarto. Nel settore militare deve aver provocato uno stato febbrile di eccitazione, simile a quello per la corsa all’oro nell’ottocento!

Fonte wikipedia

Cito per concludere qualche nota di diritto internazionale sull’impiego dell’uranio impoverito in zone di guerra.

Nel 2001 Carla Del Ponte, allora a capo del Tribunale penale internazionale per l'ex-Jugoslavia, affermò che l'uso di armi all'uranio impoverito da parte della NATO avrebbe potuto essere considerato un crimine di guerra.[8] Poco dopo, uno studio commissionato dal predecessore della Del Ponte, Louise Arbour, affermò che non esiste un trattato ufficiale sul bando delle armi all'uranio impoverito, né leggi internazionali che le vietino espressamente. (Fonte Wikipedia).

Il 4 gennaio 2010 l'Associazione Vittime Uranio ha reso noto nel corso di una conferenza stampa a Lecce il bilancio sul numero di militari italiani morti per possibile contaminazione da uranio impoverito. Si tratta, secondo l'associazione, di almeno 216 casi di morte. «È tuttavia – ha spiegato all'ANSA Francesco Palese, giornalista responsabile del sito Vittimeuranio.com e portavoce dell'associazione – un bilancio incompleto.»

Nel corso della conferenza stampa è stato diffuso anche un documento della Sanità militare italiana che riporta 171 morti e 2500 malati, registrando l'ultimo decesso nel 2006 e non comprendente i reduci da molte missioni, dai poligoni e tutti coloro che al momento della morte non erano più in servizio. «Integrando questo documento con i dati in possesso dell'associazione – ha detto Palese – arriviamo a contare 216 morti, ma è un dato ancora parziale.» (Fonte Wikipedia).

Autore Paolo Maggioni Conte
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