Articolo di Gabriele Catozzi. Il Caffè, non inteso come bevanda ma come luogo di incontro, salotto letterario, ha una storia documentabile molto importante, ne sono esistiti molti, l’ultimo ha accolto a Parigi, poco più di un mese fa, vari partecipanti: un anfitrione e vari personaggi: rappresentanti di 190 paesi, 147 capi di stato, annessi servizi di sicurezza ecc. L’anfitrione per eccellenza, il premio Nobel per la pace Barack Obama (il premio gli fu assegnato con sua manifesta sorpresa, la pace auspicata dal premio ha poi visto l’amministrazione americana intervenire fino ad oggi attivamente in molte guerre, i droni, gli aerei e le truppe hanno agito direttamente in Libia, Yemen, Somalia, Irak, Siria, Afghanistan, Pakistan, destabilizzando mezzo mondo), Obama, che all’indomani della visita di rito al Bataclan, ha confermato il suo spirito umanitario dicendo qualcosa che tutti sanno: “Siamo la prima generazione ad aver scatenato il cambiamento climatico, ma forse siamo anche l’ultima a poter fare qualcosa”, poi ha avuto un faccia a faccia a porte chiuse con Vladimir Putin. A sentire la Casa Bianca, nell’incontro i due hanno parlato di Siria (“Assad deve lasciare il potere” ha detto Obama) e Ucraina. Ma, ovviamente, anche di clima. Nel girotondo degli intenti buoni, tutti dichiarano qualcosa; lo hanno fatto nella penultima conferenza di Lima, lo faranno nella prossima. Coloro che pensano di non avere sfruttato abbastanza le risorse del globo rivendicano il diritto di pareggiare il conto, altri dicono di avere fatto anche di più rispetto agli impegni presi in precedenza… Arriva anche il messaggio del Santo Padre: «Siamo al limite, al limite di un suicidio» ha detto Francesco, dicendosi fiducioso che Cop21 abbia successo e che si «voglia fare qualcosa». Tra discorsi e messaggi scontati, un altro grande del mondo dichiara di avere già fatto tanto, forse troppo: “Abbiamo oltrepassato le nostre responsabilità nel protocollo di Kyoto” ha sottolineato il leader del Cremlino Vladimir Putin, ricordando che tra il 1991 e il 2012 “la Russia non solo ha impedito la crescita dei gas serra ma li ha anche ridotti notevolmente e grazie a questo non è finito in atmosfera un equivalente di circa 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica”, di poco inferiore al totale dei gas serra emessi da tutti i paesi del mondo nel 2012 (c’è da augurarsi che non voglia recuperare il “troppo”). Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ed i leader Renzi e Merkel sono più o meno sulla stessa linea: concordano con l’esigenza di rendere vincolanti gli accordi ed incrementare gli incentivi per le “rinnovabili”. Effettivamente, le future emissioni di co2 in ambiente potrebbero diminuire, anche senza rinunciare alle necessità energetiche, potrebbe diminuire l’inquinamento ambientale, potrebbero diminuire perfino le guerre. Ma perché ciò avvenga, dovrebbero diminuire soprattutto i proclami di circostanza, come quelli che si fanno al “caffè”. L’eccessiva dipendenza dalle risorse fossili, soprattutto carbone e petrolio, ma anche gas naturale, non può creare prospettive, non può invertire l’inevitabile declino del pianeta. Nelle megariunioni di questi incontri non si parla concretamene delle alternative possibili, di iniziare da subito una inversione di rotta e di comportamento. Nessuno ha detto, per esempio, che oggi, (dati ISPRA), nell’U E si producono ogni anno 252 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, di cui il 35% rappresentato da frazione umido – organica e che questi rifiuti, anziché essere un costo ed una fonte di inquinamento (per lo smaltimento e l’incenerimento), possono trasformarsi in una fonte di reddito (biometano e altri derivati), senza immettere in atmosfera CO2 e particolati. Nel “Caffè Cop 31” si rinvia, nel frattempo, fuori da quel circolo privato, aumentano le guerre, la povertà, i rifiuti, ma loro (i grandi della terra), assicurano il mondo con buone intenzioni ed a volte, ricevono anche il premio Nobel.