Stavolta l'annuncio non è stato fatto su Facebook ma a Radio1, con un'intervista dalla Cina. Il vicepremier Di Maio ha dichiarato che il reddito di cittadinanza sarà concesso solo agli italiani.

«È chiaro ed evidente - ha detto Di Maio - che con i flussi migratori che ci sono in Italia è impossibile fare una misura come il reddito di cittadinanza senza sapere quale sia la platea.

È logico che la devi restringere ai cittadini italiani. La prima formula era molto vaga e apriva a questa possibilità [di estenderlo a tutti, ndr.], ma l’abbiamo corretta nel 2016.»

Al termine del vertice che si è svolto in mattinata a Palazzo Chigi - che aveva per tema la legge di bilancio e a cui hanno partecipato, oltre al premier Conte, il ministro dell'Interno Salvini, il ministro dell'Economia Tria, i ministri Fraccaro, Moavero Milanesi, Paolo Savona e i viceministri Castelli e Garavaglia - il segretario della Lega ha detto di aver accolto con grande piacere la precisazione di Di Maio, annunciando anche una stretta sulla possibilità di ottenere il permesso di soggiorno per rimanere in Italia.

Ma perché porre l'accento su un tema che era già noto lo scorso maggio, quando sul cosiddetto contratto di Governo, al punto 19, è scritto che "la misura si configura come uno strumento di sostegno al reddito per i cittadini italiani"?

Evidentemente, la retorica del consenso, di questi tempi, richiede che lo straniero sia sempre al centro dell'attenzione e che venga visto come il nemico a cui sia possibile fare un qualche danno... o un qualche dispetto, in modo così da premiare gli italiani, come se in passato avessero fatto la fame a causa dei migranti.