A Roma diventa sempre più difficile trovare un medico di base. Attualmente sono in tutto 1.982, ma dovrebbero essere 2.800 e all'ultimo bando valido per il prossimo triennio si sono presentati solo 104 candidati a fronte dei 531 posti disponibili.

Soluzioni immediate a questa emergenza non ce ne sono ed anche eliminando il numero chiuso a Medicina, i risultati arriverebbero tra almeno sette anni, ammesso che - poi - i futuri neolaureati trovino appetibile la Medicina di base.

Infatti, in una recente intervista (link), il dottor  Antonio Magi, presidente dell’ordine dei medici di Roma, ha tenuto a precisare che "non c’è solo il problema della retribuzione. C’è troppa burocrazia e non bisogna dimenticare gli atti di violenza contro gli operatori sanitari. ...  Penso soprattutto ai medici donna che hanno difficoltà ad aprirsi lo studio in determinati contesti pericolosi”. 

In termini di burocrazia (ma sarebbe più opportuno parlare di carichi di lavoro e responsabilità connesse) la Carta dei Servizi di una qualunque ASL riporta l'obbligo di svolgere

  • non solo Visite ambulatoriali per 5 giorni alla settimana con orari congrui al numero degli assistiti, ma anche Visite domiciliari al massimo entro le ore 12 del giorno successivo alla richiesta e l'Assistenza domiciliare programmata e integrata;
  • non solo Prescrizioni di farmaci, ma anche medicazioni, vaccinazioni, fleboclisi, terapia endovenosa, applicazione o rimozione di punti di sutura, cateterismo maschile e femminile, tamponamento nasale anteriore, iniezioni sottocute desensibilizzanti eccetera;
  • non solo la richiesta di Consulenze specialistiche, accertamenti strumentali e analisi ematochimiche per una prima diagnosi, ma anche quelle per seguire nel tempo i pazienti con patologie croniche assistiti presso specialisti ed ambulatori;
  • non solo Certificati per malattia per lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato o d’idoneità sportiva in ambito scolastico oppure quelle per la concessione di ausili/presidi per riduzione/perdita autosufficienza, ma anche quelle  per richiesta di invalidità, per infortunio sul lavoro, per svolgere generica attività lavorativa.

Insomma, un impegno che va ben oltre le 3-4 ore di ambulatorio ed altre 3-4 di visite domiciliari.

Nota bene che l'assistenza domiciliare come il follow up dei malati cronici oppure la concessione di ausili/presidi sono competenze della Medicina Territoriale cioè delle Aziende Sanitarie Locali, che inevitabilmente ricadono sulla Medicina di base se le Regioni indirizzano sui Policlinici e gli Irccs l'attività specialistica ambulatoriale di routine, proprio quella che ... assorbe proprio quel personale e quelle risorse che andrebbero 'spese' in posti letto e ricoveri.

Peggio che andar di notte, per la certificazione per il lavoro (idoneità /inidoneità/ invalidità) , solitamente ampia e complessa, che non dovrebbe direttamente ricadere sulla medicina di base, se non fosse che gli Istituti assicurativi Inps e Inail operano in condizioni di monopoli e possono permettersi di garantire le proprie tempistiche trasformando gli adempimenti di prima istanza in una mera disanima a distanza delle certificazioni ... piuttosto che provvedere nella sostanza agli accertamenti come era una volta. 

In termini di violenza a cui sono esposti i Medici di base, è emblematica la Carta dei Servizi della ASL di Alessandria in Piemonte, dove - pur trattandosi di un territorio decisamente 'tranquillo' rispetto a tante realtà metropolitane - si raccomanda agli assistiti di:

  • Rispettare la dignità del proprio medico ed affidarsi alle sue capacità professionali;
  • Non forzare il medico alla prescrizione di accertamenti o farmaci;
  • Non pretendere dal medico il rilascio di certificazioni attestanti situazioni cliniche non vere;
  • Non chiedere accertamenti urgenti che il medico non ritenga tali
  • Rivolgersi al 118 nel caso di "ravvisata urgenza", essendo l’unico servizio adeguato ad intervenire.

Insomma, la fotografia di un malcostume evidentemente molto diffuso, visto anche che di sanzioni per gli assistiti non ve ne sono, mentre le sentenze possono intervenire solo a fattaccio già avvenuto.

A proposito di sentenze (e di denunce), le statistiche confermano che in Italia il numero totale di reati nel 2020 era pari a 801.837 e - dopo i furti e le droghe - i reati più diffusi sono le minacce (52.332), le lesioni dolose (49.007) e i danneggiamenti (25.898). In totale, quasi 130mila l'anno, cioè circa 350 al giorno.

Minacce, lesioni e danneggiamenti ai quali sono particolarmente esposti i sanitari e le strutture, ma che, a differenza degli altri reati, sono conteggiati (e perseguiti) solo su denuncia della parte lesa, cioè si tratta probabilmente della punta dell'iceberg e in realtà sono di molto superiori a quel 16% dei reati totali come appare dalle statistiche.

E quale sia la deterrenza è presto detto: con oltre 800mila reati denunciati in un anno, ad ottobre 2022  i detenuti presenti in carcere erano 56.225, mentre le persone ammesse a pene alternative al carcere erano 52.839. 
Del resto, i posti in carcere in Italia sono solo 47mila ... e - comunque -cosa vogliamo che sia una multa fino a un massimo di euro 1.032 come ... è prevista nel caso di minacce.

Ed a farne le spese sono le professioni a diretto contatto con la cittadinanza, come la Scuola e la Sanità.

Dunque, non è assumendo più Medici di base (o docenti se parliamo di scuole) che si risolve il problema creato da una parte degli italiani, che evidentemente si disinteressano delle regole se non per piegarle alle loro voglie nè temono le conseguenze dei propri atti arbitrari.

E, certamente, è demotivante per i sanitari (come per i docenti) ritrovarsi in prima linea tra minacce e fattacci vari, mentre ASL e IStituti assi curativi li caricano di burocrazia e responsabilità e - viceversa - come tutti i lavoratori dovrebbero essere tutelati adeguatamente dai propri datori di lavoro.
Regioni o Stato che siano.