Oggi il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha incontrato il capo della Banca Europea per gli Investimenti per chiedere altri 2 miliardi di dollari per l'Ucraina, fondi destinati al settore energetico, ai programmi di edilizia abitativa e a progetti infrastrutturali. Zelensky non ha però specificato a quali garanzie siano condizionati tali denari. 

Una curiosità, di questi tempi, non del tutto irrilevante visto che, mentre chiede soldi all'Europa, il presidente ucraino pare promettere di tutto e di più al neo presidente Trump, nella speranza, in primis, che gli comunichi quale dovrà essere la sorte del suo Paese, per il quale sembra aver accettato una pace anche condizionata, dopo che fino a poco tempo fa blaterava di un fine guerra mai, se non a seguito di una completa resa della Russia.

Adesso l'ex saltimbanco, che nei prossimi giorni si appresta ad incontrare ministri e leader europei, oltre al vicepresidente USA Vance, afferma di voler lavorare per realizzare una vera pace e per avere, al contempo, garanzie di sicurezza efficaci: sicurezza per le persone, sicurezza per lo Stato, sicurezza per le relazioni economiche e, cosa importante, una resilienza in termini di risorse: "La pace è sempre uno sforzo collettivo".

Dichiarazioni sorprendenti, considerando quanto affermava fino a poco tempo fa mettendo all'indice chiunque non applaudisse al costante e infinito riarmo per il suo Paese.

Donald Trump, nel fine settimana, ha annunciato di aver parlato con Vladimir Putin a proposito del conflitto in Ucraina. Essendo un perfetto "fuori di testa", è lecito chiedersi se tale conversazione sia effettivamente avvenuta o se sia una delle tante bugie/assurdità che il presidente americano ha già elargito a piene mani nonostante governi neppure da un mese.

I russi, da parte loro, non hanno né confermato né smentito che Trump abbia realmente parlato con Putin. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov lo ha ribadito oggi, con il vice ministro degli Esteri Sergey Ryabkov, che ha affermato che Mosca è comunque pronta al dialogo con Washington.

Ryabkov ha confermato che la Russia e gli Stati Uniti hanno alcuni contatti attraverso i loro dipartimenti di politica estera, ma si è rifiutato di rivelare ulteriori dettagli, precisando però che non esiste ancora un programma di contatti tra Putin e Trump.