L'ex tesoriere vaticano, il 79enne George Pell, nei mesi scorsi prosciolto dalle accuse di abusi su minori da un tribunale australiano, sarà di nuovo a Roma all'inizio di questo settimana.

L'ultima volta che Pell aveva lasciato Roma e il Vaticano, era stato nel luglio 2017 per affrontare in Australia il processo in cui era accusato di aver abusato di due coristi. Condannato a dicembre 2018, Pell ha scontato poco più di un anno di carcere ed è stato poi rilasciato dopo che l'Alta Corte australiana in aprile ha annullato la sentenza.

Da allora Pell ha sempre vissuto a Sydney.

Il suo viaggio a Roma, di cui non si conoscono né lo scopo, né la durata, arriva pochi giorni dopo che il cardinale Becciu ha rinunciato alla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ed ai diritti connessi al Cardinalato.

Pell e Becciu erano in disaccordo su come rivedere la gestione delle finanze del Vaticano.

In una dichiarazione inviata alla Catholic News Agency il 26 settembre, Pell ha dichiarato«Il Santo Padre è stato eletto per ripulire le finanze del Vaticano. Gioca una partita lunga e deve essere ringraziato e congratulato per i recenti sviluppi. Spero che la pulizia delle stalle continui, sia in Vaticano che a Victoria (Stato in cui Pell era stato accusato degli abusi sui minori)».

Dopo le sue dimissioni, il cardinale Angelo Becciu in una conferenza stampa aveva rilasciato alcune dichiarazioni sul cardinale Pell: «Abbiamo avuto contrasti professionali, perché voleva applicare leggi che non erano ancora state promulgate. Una volta durante una riunione in cui era presente anche il Papa mi diede del disonesto e lì ho perso la pazienza e gli ho detto che non doveva permettersi. Il Papa mi disse che avevo fatto bene. Ma ricordo anche che quando Pell tornò in Australia, io gli ho scritto un biglietto così: "Cara Eminenza, malgrado i contrasti professionali, soffro per queste accuse e da sacerdote mi auguro che verrà pienamente provata la sua innocenza. La saluto e l’abbraccio". Se Pell è ancora convinto che io sia disonesto non ci posso fare niente».