Intervista alla “SwissRadioTv” -  Berna 

Il prof. Vincenzo Musacchio è associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA), oltre ad essere ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera, il giurista è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia nella seconda metà degli anni ’80.


Professore perché tutte queste polemiche sul DdL Zan?
Precisiamo subito che il provvedimento normativo interviene su norme già esistenti modificandole. Oggi con gli articoli 604 bis e ter del codice penale è punita la propaganda, la discriminazione e la violenza «per motivi razziali, etnici o religiosi», con la nuova legge sarà esteso anche a quelli «fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere». Le polemiche nascono a mio parere dal fatto di ritenere il DdL Zan sia una legge contro l’omofobia. Non è così. È una legge contro le discriminazioni legate al sesso (art. 3 Cost.) .

Lei cosa pensa del provvedimento legislativo in sé?Sono uno studioso del diritto penale e proprio per questo sostengo che le condotte d’odio si combattono primariamente attraverso la prevenzione che passa tramite la cultura e la memoria storica. Per nostra fortuna abbiamo l’art. 3 della nostra Costituzione che ci guida nella complessa materia ricordandoci che tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

La nuova legge vorrebbe aggiungere al delitto di discriminazione per motivi “razziali, etnici o religiosi” anche quelli fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”. È possibile far questo con una legge?Guardi nel nostro Paese esiste un problema di razzismo generale e verso le persone omosessuali e transessuali, quindi, in assenza di qualsiasi attività di prevenzione ancora una volta si delega al diritto penale il compito di risolvere l’incapacità dello Stato nell’attivare politiche sociali e culturali adeguate. Se questa legge sarà utile o meno, lo dirà il tempo.

Secondo lei il diritto penale è in grado di tutelare la sessualità?Io comincerei a riflettere su un dato che in tanti ignorano: l’Italia è fra i Paesi europei con il più alto indice di discriminazione ed è l’unico a non avere una legge contro l’odio e la discriminazione provocati da distinzioni sessuali, presente, invece, in quasi tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Il divieto di discriminazione delle persone omosessuali e transessuali rispetta il principio di uguaglianza, ovvero un principio supremo del diritto costituzionale, che non potrà mai essere eliminato o modificato, pena il venir meno della democrazia repubblicana. L’art. 3 Cost., infatti, afferma che: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale (…) di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Proprio nel concetto di “condizioni personali” rientra la sessualità che è dei modi di espressione della persona umana e il diritto di disporre liberamente è senza dubbio un diritto soggettivo, che va ricompreso tra le posizioni soggettive direttamente tutelate dalla Costituzione e inquadrato tra i diritti fondamentali della persona umana. In questa cornice il diritto penale può tutelare anche la sessualità.

Secondo lei dunque questa legge serve all’Italia?Ripeto: personalmente avrei puntato sulla prevenzione, tuttavia, l’intento della proposta di legge aggiunge un tassello alla pari dignità in Italia, riconoscendo nel sesso, nel genere, nell’orientamento sessuale e nell’identità di genere dimensioni della personalità ricche di valore per la persona e dunque rilevanti per il diritto. È inutile far finta di non vedere i mutamenti sociali in corso. Possono piacere o no, ma ci sono e quindi vanno regolati mirando a una società più libera, più giusta, inclusiva e solidale. La società cambia e il diritto deve seguire di pari passo i mutamenti sociali laicamente e non religiosamente. Ricordo che nella civile Italia, sino alla fine del secolo scorso, era previsto un delitto che se perpetrato al fine di salvaguardare l’onore (ad esempio l’uccisione della moglie adultera o dell’amante di questa o di entrambi) fosse sanzionato con pene, attenuate rispetto all’analogo delitto di diverso movente, poiché si riconosceva che l’offesa all’onore arrecata da una condotta “disonorevole” fosse equiparata a una gravissima provocazione, e la riparazione dell’onore con l’omicidio non causasse riprovazione sociale. Ricordo che in vigore abbiamo ancora quel codice penale perciò spesso siamo costretti a modifiche continue al passo con le evoluzioni o le involuzioni sociali.

Cosa ne pensa dei recenti interventi della Chiesa in merito al DdL Zan?La contrarietà della Chiesa è legittima. Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, tuttavia, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. Libera Chiesa in libero Stato. Perciò sono legittime le opinioni espresse dai Vescovi sulla legge ma sempre e comunque nella piena consapevolezza dei limiti che la nostra Costituzione impone all’ambito religioso.

Nella sua pratica attuazione questo decreto cosa cambierebbe?Questo lo potrà confermare solo la sua pratica attuazione. Certamente ho letto molte strumentalizzazioni e falsità sulle cose che cambierebbero. Ho sentito che se fosse approvata la legge non si potrà più usare il termine “famiglia”. Una falsità talmente grande che si elide da sola. La cosa “curiosa” su cui riflettevo, è che quei politici che chiedono la tutela della famiglia fondata sul matrimonio o sono divorziati o vivono in famiglie di fatto.

Ultima domanda. Come si comporterebbe se un figlio o una figlia le confessasse di essere gay o lesbica o transessuale?Guardi nella mia esperienza di vita ho purtroppo conosciuto persone che hanno scaraventato fuori di casa la loro figlia lesbica quando lei ha confessato la sua sessualità. E non parlo di famiglie disagiate ma benestanti e acculturate. Ho sempre pensato che la felicità sia raggiungibile solo grazie all’amore. Il mio più grande desiderio è che mia figlia raggiunga la sua felicità ai massimi livelli possibili e se questa passa per essere lesbica allora ben venga. Sarei preoccupatissimo e molto infelice se invece di essere lesbica fosse ladra, assassina, spacciatrice o se si innamorasse di un delinquente. Mi sembra che per il cattolicesimo siamo tutti fratelli e come ha detto Papa Francesco “La fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza”. Inviterei a riflettere tutti proprio su questa frase dell’attuale pontefice.