«Il Ristori Quinquies si propone di ampliare la platea dei beneficiari degli indennizzi, con l’estensione dei contributi anche ad altre categorie e ai liberi professionisti, ma questo era stato garantito anche per i precedenti capitoli della saga, con risultati fallimentari.Il problema è a monte, nella scelta dei codici Ateco come indicatori attendibili: sarà assolutamente necessario abbandonare questo criterio, o sarà un disastro: gli aiuti devono essere destinati a tutte le imprese senza discriminazioni! Siamo giunti al Ristori Quinques, ma la solfa è sempre la stessa: la scelta del codice di attività economica Ateco come criterio di selezione delle imprese continuerà a fare danni. Un problema che si è ripresentato prepotentemente anche nell’ultimo Dpcm, che impone ad esempio nuove restrizioni alle attività di bar e alle bottiglierie, ma nulla dice su minimarket, gdo e su tutti quegli esercizi per cui la somministrazione o la vendita di alcolici e bevande non è l’attività prevalente. Il codice Ateco non è una fotografia affidabile della realtà delle imprese, Forza Italia ha lanciato l’allarme già durante il 1° capitolo della serie Ristori: migliaia di imprese sono state lasciate nell’incertezza normativa e il problema persiste: chi ha un codice di attività “prevalente” che non corrisponde alla totalità dei servizi offerti, si trova nella terra di nessuno. Oggi, un lavoratore che abbia un bar-pasticceria con codice dei bar chiude alle 18, chi ha una pasticceria che offre servizio bar come attività non prevalente può vendere fino alle ore 22, anche gli alcolici, come ha sottolineato Confesercenti. Così chi ha un’impresa che vende bottiglie di vino deve districarsi attraverso le indicazioni sui diversi codici Ateco: enoteche e bottiglierie chiuse, ma minimarket e supermercati che vendono bottiglie di vino come attività non prevalente, restano attivi.Il caos Ateco investe anche l’indirizzo dei ristori e così l’individuazione dei beneficiari dei provvedimenti ha escluso, senza motivo, tantissime imprese e lavoratori, come se essi vivessero in un mondo dove la pandemia non c’è: agenti di commercio specializzati in ristorazione, fornitori, tabaccherie, edicole ed esercizi che svolgono attività secondaria di somministrazione, tutti ignorati dai ristori. Ben sappiamo quanto si sia battuta Forza Italia per tutelare le categorie più deboli, come commercianti, artigiani, agricoltori, liberi professionisti e le altre partite IVA. Siamo riusciti col nostro atteggiamento responsabile e costruttivo ad alleviare le sofferenze di questi settori fondamentali per l’economia del Paese, ma un altro grande problema riguarda l’entità dei ristori e l’incidenza sul fatturato delle nostre aziende: una goccia nell’oceano. Secondo la Cgia di Mestre, fino ad ora il Governo ha erogato alle attività economiche circa 30 miliardi di aiuti diretti, “del tutto insufficienti a lenire le difficoltà subite dagli imprenditori", di fronte alle perdite di fatturato registrata l'anno scorso dalle imprese italiane, circa 423 miliardi di euro, con un tasso di copertura inferiore al 7 per cento: un'incidenza risibile. Se ci guardiamo intorno vediamo una tutela molto più estesa degli altri Paesi europei sul Made In, con la Germania che in alcuni comparti ha raggiunto un tasso di copertura del 70%. Qui in Italia le risorse, tante, sono state sciupate e invece di ammortizzare gli effetti della pandemia, li hanno amplificati».

(On. Sestino Giacomoni, deputato di Forza Italia e Presidente della Commissione di Vigilanza su Cassa Depositi e Prestiti).