Non è solo il racconto di una malattia, il bipolarismo, la silloge “Down Up” di Luca Vitali Rosati, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore, ma è la testimonianza di come una persona possa sconfiggerla, facendo ciò che lo rende più felice e libero. «Per me - racconta l’autore, classe 1985, che vive a Firenze - la poesia e, in generale la scrittura, non è soltanto motivo di sfogo, di esternazione dei propri sentimenti altrimenti celati ma, soprattutto, la ragione che mi “spinge” a vivere nella società, quando tutto il mio essere propende verso l’opposto.
Significativo, in questo senso, il fatto che proprio questa raccolta sia stata scritta in uno dei periodi più difficili della mia vita, caratterizzato da un marcato ritiro sociale, con le prevedibili conseguenze (bassissimo umore, noncuranza della persona, mancanza di energie)». “Il tormento della mia vita” è il sottotitolo dell’opera. Luca, infatti, imprime nero su bianco il decorso della sua malattia psichica (il bipolarismo), dal periodo “down” - quello di maggior malessere psicofisico - a quello “up” - caratterizzato, invece, dal massimo grado di eccitazione mentale e sensoriale.
Le due fasi sono intervallate da un intermezzo, uno “spartiacque”, nel quale l’autore prende coscienza che, nonostante tutto, vale la pena continuare a vivere, partendo proprio dalle persone che hanno da sempre dimostrato affetto verso la sua persona. Anche gli elementi stilistici, che risentono degli studi classici, rispecchiano l’andamento delle diverse fasi. Uno stile ipotattico e più lento, accompagnato da un linguaggio oscuro, nel periodo “down”; strutture sintattiche corrispondenti all’apertura mentale, con uso più frequente di coordinate, nonché di parole che danno un senso di libertà, di gioia, nel periodo “up”. «Nell’opera - scrive, nella Prefazione, Alessandro Quasimodo, autore, regista e poeta, figlio del Premio Nobel Salvatore Quasimodo - si individuano pagine in prosa esplicative che invitano il lettore a documentarsi e a comprendere meccanismi complessi della psiche e a percepire una realtà che, per tanti, può risultare estranea e ostile. Più volte l’autore ricorda quanto sia importante, per chi soffre di un disturbo psichico, sentire vicini i propri cari.
Lo sguardo degli altri, se privo di empatia, può rivelarsi crudele e causare l’emarginazione». Il fine nobile di questa raccolta poetica è quello di arrivare a chi, come Luca, soffre di un uguale o simile disturbo, se non per guarirne, almeno consolare e rendere la vita più sopportabile. Al contempo, agli altri vuole trasmettere un po’ di misericordia ed empatia, e non solo giudizio. «A voi, futuri lettori - conclude l’autore - specialmente quelli che soffrono di questo infimo disturbo, dico: v’è la speranza, anche quando tutto il vostro essere tende all’opposto, di fare qualcosa che ha valore, importante soprattutto per voi stessi; unico modo questo di vincere il bipolarismo, che, se avrà comunque la forza di gettarvi infino alle viscere dell’inferno, almeno saprà che, pure in questa condizione, sarete capaci di risalire, sognando e sperando».
Federica Grisolia