Per rispondere a questa domanda, occorre fare, prima, una doverosa distinzione. Non voglio addentrarmi in filosofie noiose e complesse, perciò cercherò di essere chiaro e riassuntivo e, in cambio di questo favore che vi faccio, consentitemi di utilizzare termini e concetti convenzionali comprensibili a chiunque.
La prima suddivisione necessaria ad una miglior comprensione dell’argomento che stiamo trattando è quella dei corpi; preoccupiamoci di quelli principali: Fisico, Mentale ed Animico o Astrale se preferisci.
La Morte del corpo fisico è la cessazione di tutte le funzionalità legate agli organi vitali, in pratica il “vestito“ si rompe e non è più indossabile. Si, triste! Era un vestito a cui ti eri sicuramente affezionato, lo indossavi da tanto tempo, ma l’errore che hai fatto sicuramente, è stato quello di identificarti con quegli stessi abiti. Tu non sei quel vestito!
La Morte del corpo Mentale consiste nella mancanza di connettività tra la frequenza materia e quella astrale. Ebbene si, il corpo mentale è il connettore di frequenze e mondi diversi. Muore con il corpo fisico? Assolutamente no, ma perde la sua principale funzionalità e quindi possiamo dire che assume un ruolo inutile. La vera morte del corpo mentale avviene quando si disperde nell’etere delle dimensioni privato dei fili conduttori che lo rendevano vitale e brillante. Se ti sei identificato nel tuo corpo mentale, ovvero l’insieme dei pensieri, ricordi, elaborazioni ecc.. Hai fatto il tuo secondo errore, non sei mente, sei “spirito”!
La Morte del corpo Animico, non esiste. L’Anima è eterna ed è la matrice di ognuno di noi. E’ lei che, principalmente, caratterizza ogni nostro evento, ogni nostro tratto distintivo e soprattutto la nostra capacità di adeguamento al secolo in cui ci troviamo. Se proprio vogliamo illuderci che avvenga anche una morte animica, azzarderei dicendo che un nuovo ciclo vitale (reincarnazione), è il momento in cui l’anima muore. Se sei riuscito ad identificarti nella tua Anima, non hai bisogno del mio aiuto, ma sono certo che non hai ancora provato nemmeno a parlarci.
Già con questa prima suddivisione, l’evento Morte assume un ruolo più relativo, ma non possiamo solo fare i filosofi e dimenticarci del dolore, della disperazione e della tristezza che comporta la perdita di una persona cara. Il trapasso è comunque un evento TRAUMATICO per tutti e tre i corpi, ma lo è maggiormente per chi rimane ad osservarlo. Liberi di piangere, è doveroso, liberi di disperarsi, ma se chi parte ha l’obbligo di comprendere, chi rimane ha il dovere di studiare, desiderare e ricercare una nuova forma di comunicazione che lo unisca al proprio caro, se di questo ha bisogno ovviamente.
MA COSA VEDREMO UNA VOLTA DEFUNTI?
Per stabilire cosa vedremo durante il trapasso, occorre prendere in considerazione alcuni parametri più o meno noti:
· Il tipo di morte subita
· La consapevolezza raggiunta
· Lo stato emotivo del soggetto
· L’ambiente circostante
E’ ovvio che sul primo non possiamo decisamente farci nulla, ma possiamo lavorare sugli altri 3 e condizionare, grazie alle nostre azioni e al nostro stile di vita, gli scenari che si formeranno davanti ai nostri occhi nel momento in cui abbandoneremo il “vecchio vestito” di cui abbiamo parlato.
La Consapevolezza? Ne sentiamo parlare ovunque e spesso anche in modo errato, ma cosa è questa benedetta consapevolezza? Vuol dire essere pienamente coscienti degli eventi a cui assistiamo, del mondo che ci circonda e del nostro ruolo all’interno di un particolare contesto. Per aumentare la nostra consapevolezza durante l’evento morte, occorre studio, ricerca, lettura, meditazioni e tutto ciò che ci porta ad una più profonda conoscenza verso il mondo spirituale e una migliore gestione delle emozioni. Si è consapevoli quando i nostri corpi non sono in balia di eventi esterni, ma riescono ad essere presenti e gestire le situazioni mentalmente, fisicamente e anche con la nostra anima. Perché studiare? Studiare serve a comprendere meglio l’ambiente di cui facciamo parte. Per studio, non intendo un percorso accademico, ma l’analisi e l’inserimento di informazioni provenienti da diverse scuole di pensiero e diverse visioni del mondo e dell’universo.
Lo stato emotivo del soggetto: le emozioni giocano un ruolo fondamentale nella creazione degli scenari che ci ospiteranno al momento della morte. Posso controllarle? Non tutte, altrimenti non sarebbero vere e proprie emozioni, ma devo ricordarmi assolutamente che la paura, l’ansia o il panico, devono essere trasformate lentamente in uno stato emotivo diverso, più vicino al timore che alla vera e propria paura. Questo cambiamento, comporterà l’arrivo di colori, scenari più definiti e meno drammatici.
L’ambiente circostante: da anni mi batto perché, quando possibile, si cambino gli ambienti che ospitano un soggetto in procinto di esalare il suo ultimo respiro e quelli successivi all’accoglienza del defunto. Tristezza, grigiore, pianti, buio, candele, strani pinguini vestiti di nero e con il colletto bianco ecc.. Sono tutti rafforzativi di un sentimento di disagio e angoscia che instaurate, prima nel soggetto morente, poi nell’anima che osserva. Comprendo che nessuno è felice in questi momenti, ma poche accortezze posso determinare un trapasso più sereno, ve lo garantisco.
Agendo dunque su questi parametri, ed in relazione al tipo di morte subita, la mia Anima creerà le visualizzazioni del proprio ingresso nell’aldilà. Sarete soli? No, c’è sempre qualcuno ad accogliervi, tranne nel caso in cui non vogliate accettare la vostra morte e quindi negherete l’arrivo dei vostri accompagnatori.
Ho creato un Laboratorio di Preparazione alla Morte, per spiegare bene queste dinamiche e gli interventi attuabili. Le informazioni sono sul sito www.ensitiv.com
Ensitiv