In base alla legge italiana è imprenditore chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata a fine della produzione o dello scambio di beni e servizi. (art. 2082).Non è considerato imprenditore il soggetto che svolge un'attività produttiva basata esclusivamente sul proprio lavoro personale senza che vi sia l'organizzazione del lavoro altrui.  Inoltre l'esercizio dell'attività produttiva deve essere abituale e non occasionale. Tuttavia l'attività non deve necessariamente essere continua o la principale dell'imprenditore.

L'esercizio di impresa può dare luogo a dissociazione tra il soggetto cui è formalmente imputabile la qualità di imprenditore e il reale interessato. Ad esempio ci può essere un prestanome, o imprenditore palese, che agisce per conto del reale imprenditore occulto, che dirige di fatto l'impresa, somministra i mezzi necessari e fa suoi i guadagni.

Questo espediente è messo in atto attraverso la costituzione di una società per azioni con capitale irrisorio prevalentemente nelle mani dell'imprenditore occulto, allo scopo di non esporre al rischio di impresa l'intero proprio patrimonio. Un altro espediente può essere l'utilizzo di una persona fisica nullatenente o quasi come prestanome. In caso di insolvenza, sarà la persona o impresa prestanome a fallire, cosicché i creditori difficilmente saranno soddisfatti. Nel nostro ordinamento, il dominio di fatto di un'impresa non è condizione sufficiente per esporre a responsabilità e fallimento, né per essere considerati imprenditori.

La situazione italiana mostra una lenta erosione del numero delle imprese, soprattutto giovanili, nel nostro paese. Da una parte complice la crisi demografica, dall'altra i sempre maggiori ostacoli burocratici che si frappongono all'esercizio dell' impresa in Italia. 

L’importanza della componente giovanile per il ricambio della base imprenditoriale del paese è evidente se si osservano in particolare i contributi ai flussi di entrata e di uscita. Negli ultimi dieci anni, la quota di iscrizioni di imprese giovanili sul totale delle nuove imprese è stata in media del 31,4%, mentre la corrispondente media sul totale delle imprese che hanno chiuso i battenti si ferma al 13,7%.

A livello settoriale, l’indagine evidenzia un profilo decisamente movimentato dei cambiamenti che hanno interessato l’imprenditoria giovanile. In quattro settori il numero di imprese guidate da under 35 è cresciuto, muovendosi in qualche modo all’ombra delle imprese non giovanili: noleggio e servizi alle imprese (+11,8%), attività professionali, tecniche e scientifiche (+7,36%), istruzione (+6,3%) e attività finanziarie e assicurative (+3,7%). Segnali di un certo dinamismo che, tuttavia, si traducono in una crescita complessiva che non arriva alle 5000 unità.

Un altro aspetto interessante riguarda l’imprenditoria di origini straniere, che è da tempo un dato strutturale del nostro sistema produttivo.

Alla fine del 2022 le imprese con una prevalenza di soci e/o amministratori nati al di fuori dei confini nazionali erano poco più del 10% dell’intera base imprenditoriale del paese (appena sopra i 6 milioni di unità).

L’imprenditoria straniera ha fatto segnare una crescita cumulata del 7,6% a fronte di un calo delle imprese di nostri connazionali del 2,3%.    In termini assoluti, queste dinamiche non riescono a compensare la scomparsa di attività italiane: dal 2018 a oggi, le imprese di stranieri sono aumentate di 45.617 unità mentre le non straniere sono diminuite di 126.013 unità, cosicché il totale complessivo della base imprenditoriale del paese si è ridotto di 80.396 imprese. Questo è quanto emerge dai dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio riferiti al periodo 2018-2022 elaborati da Unioncamere-InfoCamere sulla base di Movimprese, l’analisi statistica sull’andamento della demografia delle imprese italiane.

Controcorrente invece sembra muoversi l'imprenditoria femminile. Sono 2mila le startup innovative femminili registrate a fine settembre 2022, 572 in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Emerge dai dati elaborati da InfoCamere per l’Osservatorio sull’imprenditorialità femminile di Unioncamere secondo cui a cavallo dell’epidemia da Covid 19 molte donne hanno dato vita a questa particolare tipologia di impresa, costituita nella forma di società di capitali, specializzata nello sviluppo, nella produzione e nella commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico.

L’innovazione al femminile ha il suo cuore pulsante in quattro regioni, che concentrano più del 50% del totale delle imprese guidate da donne di questa tipologia: Lombardia (470), Lazio (263), Campania (204), Emilia Romagna (143).