Nel cuore di Napoli, nella primavera del 1943, il sole splende fulgido sopra le macerie di una città che sta per subire l’ennesimo colpo del destino. Le sirene fanno eco tra le strade, un segnale di pericolo che provoca un palpabile brivido in tutti i suoi abitanti. La scena si sposta in un rifugio improvvisato: uno scantinato sporco e umido, ma che offre almeno una parvenza di sicurezza. Qui, tra le ombre, si trova una statua della Madonna Immacolata, sopravvissuta a un bombardamento che ha spazzato via la vita di tanti, un simbolo di speranza in un contesto di buio e disperazione.

Nel rifugio si radunano personaggi singolari, ognuno con il proprio peso di storie e segreti. C’è Bambinella, un femminiello con un passato difficile, che ha imparato a destreggiarsi tra le insidie della vita con il suo spirito vivace e il suo charme. Non è solo un sopravvissuto; è una persona che conosce ogni angolo delle vite degli altri, una sorta di confidente delle miserie altrui. La sua presenza porta allegria, ma anche un tocco di ironia. Sa tutto di Napoli, dei suoi amori e dei suoi dolori, e non ha paura di raccontarli.

Accanto a lui, c’è il Brigadiere Raffaele Maione, un uomo di legge in un mondo che sembra aver dimenticato il significato di questa parola. Ha appena arrestato Melina, una giovane cameriera coinvolta in un crimine efferato: ha sgozzato nel sonno il Marchese di Roccafusca, un uomo di potere, e ora si ritrova in questo scantinato, tra le paure e le chiacchiere di chi ha cercato riparo. Maione ha un senso di giustizia forte, quasi palpabile, ma nel suo sguardo si scorge anche un’umanità profonda. Sa che non tutto è bianco o nero; ogni vita ha sfumature che meritano attenzione.

La tensione è palpabile. Le sirene continuano a ululare, ma il pericolo è molto più vicino di quanto possano immaginare. I personaggi cominciano a conoscersi, a rivelare le loro storie. Bambinella, con il suo carisma, avvia una conversazione sul significato di famiglia, amore e sacrificio. Ne esce un quadro di interconnessioni, dove ognuno ha un ruolo e un passato che lo ha portato lì, in quel momento cruciale.

Melina, la giovane arrestata, è silenziosa e smarrita. Il ricordo del suo gesto la perseguita, eppure c’è qualcosa di vulnerabile in lei che suscita la simpatia di Maione. Inizia a raccontare la sua storia; la vita con il Marchese, le sue angherie, un mondo che l’ha sempre vista come un oggetto e mai come una persona. Mentre parla, si fa strada una profonda empatia tra lei e il Brigadiere, che sente il peso delle ingiustizie che la circondano.

Bambinella interviene, con il suo modo di smorzare le tensioni: “Amo quando parli così, Melina. Ma ricorda, a Napoli, le cose non sono mai come sembrano. Ogni ombra nasconde un sogno e ogni sogno un’ombra”. La frase risuona tra le pareti umide dello scantinato, rimandando a quell’eterna lotta tra speranza e dolore che caratterizza la vita di ciascuno di loro.

Maione, osservando la Madonna, riflette sulla salvaguardia della fede e sulla forza che essa può offrire in tempi di crisi. La statua, immobile e costante, è un simbolo di resilienza. Ma quale fede può sostenere gli uomini e le donne di Napoli? Forse quella di affrontare il male a viso aperto, senza cedere alla paura.

Il tema dell’identità emerge ripetutamente. Chi è veramente Bambinella? È solo un femminiello, oppure rappresenta una parte essenziale della cultura e della società napoletana? Allo stesso modo, cosa significa per Melina essere una donna in un mondo dominato da uomini? Maione, mentre riflette su queste domande, si rende conto che la legge non basta. Serve comprensione, ascolto, un abbraccio che vada oltre le parole.

Le dinamiche di potere tra i personaggi si intrecciano, creando uno spazio di confronto e di introspezione. In un momento di calma apparente, Bambinella compartecipato di un suo segreto, svelando un’infanzia segnata dalla fatica, dal rifiuto e dall’emarginazione. Ma nonostante ciò, ha sempre trovato il modo di rialzarsi, usando il suo spirito e la sua personalità per affrontare il mondo esterno.

“Non possiamo cambiare il nostro passato, ma possiamo decidere come viverlo”, dice. E in quel momento, i presenti capiscono che il passato non deve definire il futuro. È una lezione durissima, ma necessaria.

Il rumore degli aerei si avvicina, e con esso il bisogno di agire. Maione decide di confrontarsi con Melina. L’aria è densa di emozioni irrisolte mentre discute delle conseguenze del suo gesto. Lui comprende che Melina ha bisogno di aiuto, non solo della sua protezione legale. La legge potrebbe avere il suo corso, ma ci sono situazioni in cui la vera giustizia va oltre le sentenze.

La storia si snoda, attraversando un labirinto di dubbi, attenuando la divisione tra giusto e sbagliato. La narrazione di de Giovanni ci invita a riflettere sulle scelte di vita che ognuno di noi fa, sulle circostanze che ci formano e sulla necessità di comprendere le ragioni degli altri.

Mentre il tempo scorre, Bambinella e Maione si rendono conto che la loro connessione sta diventando sempre più forte. La solidarietà tra i due sembra crescere e si fa portavoce di una speranza collettiva. Anche Melina comincia a percepire l’abbraccio della comunità attorno a sé, e le sue difese iniziano a sgretolarsi. La commedia si tinge di toni drammatici, ma anche di momenti esilaranti, grazie al pungente sarcasmo di Bambinella che riesce a strappare qualche sorriso nonostante la situazione disperata.

Le luci dello scantinato si abbassano quando, all’improvviso, un nuovo allerta viene lanciato. Gli aerei stanno per bombardare. La frenesia invade il gruppo; tutto si muove con velocità mentre si preparano a fronteggiare il peggio. Maione, con la sua autorità, cerca di mantenere la calma, ma dentro di lui si scatena una tempesta di sentimenti contrastanti. Qual è il senso di tutto questo?

La commedia si chiude con una riflessione profonda sulla vita, sul dolore e sulla speranza. Le vite dei protagonisti si intrecciano in un momento di grande vulnerabilità, ma anche di straordinaria umanità. Ognuno di loro porta con sé un pezzo di Napoli, con le sue tradizioni, i suoi colori e le sue contraddizioni.

Quando le luci si spengono, il pubblico esce dalla sala, portando nel cuore le parole e le vite di questi personaggi. La storia di Maione, Bambinella e Melina ha ravvivato l’anima della comunità, facendo riflettere su chi siamo e chi possiamo diventare. Mettici la mano è un invito a non lasciare che il passato offuschi il futuro, ma a vivere con consapevolezza e coraggio, abbracciando ogni sfida che la vita ci riserva.

Diana Or.I.S.

presenta

20 e 21 novembre 2024
ore 20,45 


ANTONIO MILO ADRIANO FALIVENE
ELISABETTA MIRRA

METTICI LA MANO di MAURIZIO DE GIOVANNI

Scene Toni di Pace 
Costumi Alessandra Torella
Musiche originali Marco Zurzolo 
Disegno Luci Davide Sondelli

Regia ALESSANDRO D’ALATRI

FOTO: *_©Anna Camerlingo

BIGLIETTI
Prestige € 31,00 - Poltronissima € 27,00 - Poltrona € 20,00 - Poltronissima under 26 anni € 19,00

Per acquisto:
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Teatro Manzoni
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*_©Angelo Antonio Messina