Questo martedì l'Ucraina ha dichiarato che le ultime 24 ore sono state le più letali per le truppe russe che cercano di sfondare nel Donetsk intensificando i propri attacchi anche ricorrendo al massiccio supporto dei riservisti.

E la Russia, sempre martedì, ha detto che mai come in quest'ultimo periodo aveva inflitto così tante perdite all'esercito ucraino.

Dato che le informazioni di entrambe le parti in conflitto non possono essere riscontrate ed è quindi improponibile stabilirne la correttezza, è possibile comunque affermare che mai come adesso la situazione sul campo di battaglia sia arrivata ad un punto che può esser considerato cruciale dopo un anno dall'inizio del conflitto.

I russi, dopo le umiliazioni subite sul fronte meridionale, hanno bisogno di rifarsi e di ottenere dei risultati concreti sul piano militare. Per questo stanno indirizzando tutti i loro sforzi per conquistare l'intero Donbass, cioè la parte dell'oblast di Donetsk ancora in mano agli ucraini. 

Così i combattimenti si sono concentrati nell'area  intorno a Bakhmut, che la Russia dice aver conquistato mentre Kiev nega affermando che l'esercito mantiene le proprie posizioni, e più a sud contro Vuhledar, un bastione tenuto dagli ucraini su un'altura all'incrocio strategico tra la linea del fronte orientale e quella meridionale.

Inoltre, la Russia continua con la sua strategia di bombardamenti a larga scala che stanno mettendo in crisi le risorse energetiche dell'Ucraina che, a sua volta, attende ulteriori forniture militari dell'occidente, a partire dai nuovi missili in grado di colpire obiettivi a 150 Km di distanza, utilizzabili dalle piattaforme di lancio multiplo di razzi, già in loro possesso.

Le nuove armi preoccupano non poco il ministro della difesa russo, Shoigu, che anche oggi le ha indicate come rischio per un'inevitabile escalation del conflitto perché vi trascinerebbero i Paesi Nato che finiranno così per essere considerati Paesi belligeranti.