Una tempesta in un bicchier d’acqua, ecco quello che è l‘ennesima stucchevole polemica lanciata dal pd e dalla sinistra in merito ad un post della senatrice Isabella Rauti che ha celebrato l’anniversario della nascita del Msi. E’ la solita storia arricchita in questo caso dalle successive dichiarazioni a tal proposito della seconda carica dello stato, il presidente del senato Ignazio La Russa.

Certo si può discutere sulla ritualità e la legittimità delle dichiarazioni di parte da chi per la carica che ricopre dovrebbe essere il più moderato e prudente possibile. Impresa assai difficile per chi come La Russa è sempre stato abituato a vivere la politica come passione pura, lotta, sentimento, battaglia e cuore ( quello che forse manca a moltissimi esponenti della sinistra nostrana). Ma il presidente del Senato che è un vecchio combattente oltre che dotato di un arguzia politica fuori dal comune, ha forse voluto anche sottolineare come i nuovi probabili ingressi nel partito, che gia si profilano all’orizzonte, devono fare i conti con un passato che certo non può essere dimenticato (come invece molti ex missini hanno fatto per abbracciare convintamente la causa berlusconiana).

E nelle dichiarazioni di La Russa al Corriere (come nel post della senatrice e sottosegretario alla difesa Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti, altro esponente storico del Msi) c’è certamente questa voglia di rivendicare con orgoglio le proprie origini e la propria storia.

Perché la destra è anche questo, è la difesa delle tradizioni e delle proprie radici, che non sono come qualcuno vorrebbe far credere quelle del regime fascista, un periodo fortunatamente morto e sepolto, ma sono quelle che hanno portato Fratelli d’Italia ad essere il partito più votato in Italia e ad esprimere il presidente del Consiglio di questo paese.

Perché il Movimento Sociale Italiano, pur avendo legami con il fascismo, non è mai stato espressione diretta di quella fallimentare esperienza.

E non è un caso se per cinquant’anni è sempre stato presente in Parlamento. Alcuni esponenti della sinistra (alcuni magari rifugiati nella accogliente Francia o dopo aver pagato i loro conti con la giustizia) ora pontificano sui giornali criticando i legami fascisti della Meloni e del suo partito.

Ma si sa la doppia morale della sinistra è ormai una cosa arcinota, accondiscendente con chi ha commesso atti gravissimi (“compagni che sbagliavano”), inflessibili con chi invece è colpevole di essere di destra e quindi per forza erede di quel regime che vive ormai solo nei libri di storia e nella mente di qualche nostalgico (ad onestà del vero occorrerebbe anche dire che Mussolini apparteneva al partito socialista, ma le definizioni e classificazioni meglio lasciarle al pd e dintorni).

Il Msi, nostalgie e coreografie a parte, non si presentava come partito fascista ma tutt'al più come partito che al fascismo guardava come a un'esperienza essenzialmente positiva. Discutibile e forse anche qualcosa di più ma egualmente cosa diversa da un tentativo di ricostruire il partito di Benito Mussolini.

Politicamente, la Repubblica e lo stesso Pci aveva capito sin dal dopo guerra che a quella parte minoritaria, ma non inconsistente, di elettorato di estrema destra bisognava offrire uno sbocco istituzionale perché questo avrebbe garantito la sicurezza della democrazia più di qualsiasi messa al bando autoritaria. Ecco allora che il Movimento Sociale, alla stregua di quello che può aver fatto in un primo momento il movimento cinque stelle, ha contribuito a dare voce e rappresentanza ad una larga parte di cittadini, alla fine di un periodo storico delicatissimo che aveva partorito un referendum, che lasciava aperte ancora molte ferite e contraddizioni. Ed è proprio questo che il presidente del Consiglio ha voluto esprimere con le sue parole, una volta richiesto un suo parere sulla polemica sul Msi (di cui Giorgia Meloni non ha mai fatto parte, e anche questo bisogna dirlo per onesta intellettuale).

“Credo che il Msi sia un partito che abbia avuto un ruolo molto importante nella storia della Repubblica, quello di traghettare verso la democrazia milioni di italiani usciti sconfitti dalla guerra. È stato il partito della destra repubblicana – ha aggiunto – pienamente presente nelle dinamiche democratiche di questa nazione, che è arrivato al governo prima del congresso che lo trasformò in An. È stato un partito della destra democratica, dell’Italia democratica e repubblicana”, ha detto durante l’intervista di fine anno la premier.

Non si capisca poi per quale motivo se qualcuno celebre l’anniversario del Msi, partito democraticamente e legittimamente rappresentato in parlamento per oltre cinquant’anni si gridi allo scandalo, mentre per la celebrazione della nascita del partito comunista si eroghino fondi pubblici, senza che nessuno abbia da dire nulla. E certo al contrario del Pci, che non ha mai abiurato il regime stalinista e i suoi milioni di morti, ha invece ammesso i suoi errori (e quelli del fascismo chiaramente) in tema di razzismo e di tolleranza. Almirante e il partito sono sempre stati chiari nella loro lotta contro l’antisemitismo.

Allo stesso mai si può effettivamente rimproverare al leader missino di aver avuto diretti rapporti con la destra extraparlamentare, al cui scioglimento mai si oppose. Non è un caso se il partito ebbe dei momenti di grande crescita e fu protagonista indiscusso di quasi cinquant’anni della vita politica di questo paese. Almirante fu uno dei primi ad accorrere a rendere omaggio al feretro di Enrico Berlinguer, suo storico rivale a cui era legato da una sincera e condiviso rapporto di stima e rispetto reciproco.

Stima e rispetto che l’attuale sinistra pare aver perso del tutto, se l’unica arma a disposizione per contrastare i rivali di centrodestra è ricorrere al passato e ai legami presunti con il ventennio, non rendendosi conto che questo contribuisce a smascherare la loro mancanza di leadership, linea politica e capacità di rapportarsi con la realtà.

Dopo il ventennio di antiberlusconismo (che però quantomeno aveva un suo fondamento nel chiaro conflitto di interesse del leader di FI) ecco arrivare un nuovo anti che però non ha chiaramente alcun fondamento con la realtà e i fatti stanno dimostrando quanto questa strategia della sinistra stia portando il Pd verso un declino che appare quasi inesorabile.