Il cambiamento. La parola che meglio descrive questa lunga decade di crisi secondo Christian Aleotti, co-CEO di Cellularline.
È stata usata per indicare una speranza, pensiamo alla prima elezione di Obama; per imporre un radicale ripensamento del nostro modo di vivere – il cambiamento climatico – e, tra i tanti usi e abusi, come incentivo per superare gli ostacoli, le difficoltà, per migliorare le performance personali.
Quello che qualche esperto chiamerebbe resilienza, ovvero la capacità di rialzarsi dopo un trauma o una grossa “bastonata”.
“Se ripenso ad alcuni dei miei amici più sportivi o a quelli che hanno affrontato periodi difficili e bui, vedo nettamente il senso del cambiamento: per loro è stato il tentativo di adattare un duro momento di svolta personale o un training intenso - che li ha indotti a sperimentare nuove soluzioni - in un percorso di maggiore confort e semplicità” continua Aleotti “tutti, dalla recessione del 2008, abbiamo iniziato a chiedere a noi stessi, costretti o convinti dal mercato, dalle relazioni e dal mondo attorno a noi, un modo per semplificare.
Esattamente quello che il mercato ha recepito e restituito ai consumatori, realizzando prodotti con una spiccata versatilità d’uso in un momento in cui si vive con incertezza, paura e precarietà.”
Ed ecco allora tre spunti o punti di partenza per testare la nostra reale gestione del cambiamento: perché il cambiamento dovrebbe essere una priorità, cosa ha a che fare con noi, cosa ci richiede.
Ma per adesso possiamo fermarci qui. Lasciamo la porta aperta su questi spunti/appunti.