Riforma fiscale: lo strappo di Draghi, lo strappo di Salvini e la beffa - l'ennesima - alla democrazia
Martedì 5 ottobre 2021, nella riunione n. 39, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e del Ministro dell'Economia e delle Finanze, Daniele Franco, ha approvato il disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale, sulla base dei seguenti principi:
- lo stimolo alla crescita economica attraverso una maggiore efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui fattori di produzione;
- la razionalizzazione e semplificazione del sistema anche attraverso la riduzione degli adempimenti e l'eliminazione dei micro-tributi;
- la progressività del sistema, che va preservata, seguendo i dettami della Costituzione che richiamano un principio generale di giustizia e di equità;
- il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale.
Tali principi, verranno messi in atto intervenendo sui seguenti aspetti della materia fiscale:
Sistema duale e Irpef
Il disegno di legge prevede la riforma delle imposte sui redditi personali, in particolare l'Irpef e le imposte sostitutive. Poggia su due pilastri:
- il completamento del sistema duale e quindi la distinzione tra redditi da capitale e redditi da lavoro;
- la riduzione delle aliquote effettive che si applicano ai redditi da lavoro.
Per i redditi da capitale è prevista la tassazione proporzionale, tendenzialmente con un'aliquota uguale per tutti i redditi da capitale, ma con gradualità. L'obiettivo è quello di razionalizzare l'attuale sistema e rendere più efficiente il mercato dei capitali.
Per i redditi da lavoro è prevista la riduzione delle aliquote effettive medie e marginali dell'Irpef, con l'obiettivo di incentivare l'offerta di lavoro, in particolare nelle classi di reddito dove si concentrano i secondi percettori di reddito e i giovani.
La delega prevede anche la revisione delle deduzioni dalla base imponibile e delle detrazioni dall'imposta (cioè delle cosiddette spese fiscali), che dovrà basarsi su una valutazione attenta dell'equità e dell'efficienza dei diversi interventi.
Infine, si prevede il riordino della tassazione del risparmio, facendo attenzione alla necessità di non generare spazi per l'elusione dell'imposta.
Tassazione di impresa Ires
In materia di tassazione del reddito d'impresa, il testo intende rendere coerente il futuro sistema con l'approccio duale. Quindi nel processo di attuazione della delega si potrà modificare la struttura delle imposte (aliquote e basi imponibili) a carico delle imprese in modo da allinearla a quella tendenzialmente e gradualmente omogena prevista per la tassazione di tutti i redditi da capitale.
All'interno di questo contesto, in ogni caso gli interventi potranno anche favorire la semplificazione dell'IRES, con l'obiettivo di ridurre gli adempimenti a carico delle imprese.
Iva e Imposte indirette
Per quanto riguarda l'Iva, si stabilisce l'obiettivo di razionalizzare l'imposta, con riguardo anche ai livelli delle aliquote e alla distribuzione delle basi imponibili tra le aliquote stesse. Si mira a semplificare la gestione del tributo e a ridurre i livelli di evasione e di erosione dell'imposta
Irap
Il testo, nell'ambito della più ampia riforma della tassazione del reddito d'impresa descritta sopra, prevede il superamento in maniera graduale dell'Irap.
Catasto
È prevista l'introduzione di modifiche normative e operative dirette ad assicurare l'emersione di immobili e terreni non accatastati. Si prevede, inoltre, l'avvio di una procedura che conduca a integrare le informazioni sui fabbricati attualmente presenti nel Catasto, attraverso la rilevazione per ciascuna unità immobiliare del relativo valore patrimoniale, in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato e introducendo meccanismi di adeguamento periodico. Questo intervento non ha tuttavia alcun impatto tributario.
Le nuove informazioni non saranno rese disponibili prima del 1° gennaio 2026 e intendono fornire una fotografia aggiornata della situazione catastale italiana. Gli estimi catastali, le rendite e i valori patrimoniali per la determinazione delle imposte rimangono quelli attuali. Le nuove informazioni raccolte non avranno pertanto alcuna valenza nella determinazione né delle imposte né dei redditi rilevanti per le prestazioni sociali.
Imposte locali
Il disegno di legge prevede la sostituzione delle addizionali regionali e comunali all'Irpef con delle rispettive sovraimposte. Il nuovo sistema potrà essere disegnato al fine di garantire comunque che nel loro complesso Regioni e Comuni abbiano un gettito equivalente. Si prevede la revisione dell'attuale riparto tra Stato e comuni del gettito dei tributi sugli immobili destinati a uso produttivo, al fine, tra l'altro, di rendere l'IMU un'imposta pienamente comunale.
Riscossione
Il testo interviene per riformare il sistema della riscossione superando l'attuale sistema che vede una separazione tra il titolare della funzione di riscossione (Agenzia delle Entrate) e il soggetto incaricato dello svolgimento dell'attività (Agenzia delle Entrate-Riscossione). Il potenziamento dell'attività potrà derivare dall'adozione di nuovi modelli organizzativi e forme di integrazione nell'uso delle banche dati che andranno valutati e definiti in sede di decreti delegati.
Codici
Si prevede la codificazione delle norme tributarie e si mira ad avviare un percorso per giungere a un riordino di tutte le norme all'interno di Codici.
A seguito dell'inserimento della "voce" catasto nel riordino della materia fiscale, la Lega non ha partecipato al CdM che ha approvato il disegno di legge delega.
Secondo la ricostruzione del Corriere, dopo che il ministro leghista Garavaglia non aveva saputo giustificare a Draghi "problemi di merito e di metodo sulla riforma del fisco", l'altro ministro leghista Giorgetti "aveva anticipato ad un dirigente del suo partito che «Matteo ci ha detto di non partecipare al Consiglio dei ministri». E quando gli era stato chiesto quale fosse la linea, il titolare dello Sviluppo Economico aveva risposto: «Boh, chiedete a lui»".
Il no alla riforma del catasto era ciò che Salvini aveva annunciato sui social e in tv nei giorni scorsi... giustificandolo con il no della Lega a nuove tasse, senza però sapere e/o spiegare se ciò avrebbe comunque abbassato la tassazione in generale, con la riduzione di altre voci. Mantenendo tale linea, Salvini ha imposto ai suoi ministri di non partecipare al tavolo tecnico prima del CdM e al CdM, dopo aver preso atto della volontà di Draghi di andare avanti comunque in relazione alla riforma del catasto... come è poi avvenuto.
Da sottolineare anche l'imbarazzo dei ministri leghisti che non hanno saputo giustificare tale opposizione dal punto di vista "tecnico" a Draghi che, prendendo atto della decisione "politica" della Lega, è comunque andato avanti per la sua strada.
Il capogruppo alla Camera della Lega, Riccardo Molinari, ha spiegato così, sempre al Corriere, la posizione imposta da Salvini:
«Il governo ha approvato un documento che contraddice quanto concordato in sede politica e deciso pochi mesi fa dalla Commissione Finanze» e «non è un tradimento nei confronti della Lega quanto del Parlamento. ... Per la verità, il governo ha approvato la legge delega fiscale anche senza di noi. ... Sarebbe stato meglio se avessero ascoltato le nostre obiezioni. Diciamo che non è stato un gesto molto amichevole. ... E’ un fatto molto grave e di certo una decisione politica molto rilevante. ... Forse non si apre una crisi perché chi sta al governo pensa di poter fare tranquillamente a meno di noi. E a questo punto tocca a noi decidere cosa fare».
Infine, c'è un altro aspetto di ordine politico relativo a questa vicenda, che dimostra, la grave crisi di rappresentanza che interessa da anni il nostro Paese.
Il governo Draghi, con alcuni ministri indicati dallo stesso premier, è un governo che rappresenta tutti, meno che gli italiani che hanno eletto deputati e senatori che adesso siedono in Parlamento che, approfittando dell'ennesima legge elettorale burletta, incapaci di rispettare un programma e di assumersi la responsabilità di creare alleanze serie, delegano all'ennesimo banchiere di turno il compito di governare un Paese come meglio gli aggrada, approvando poi ciò che lui avrà deciso, salvandosi la faccia nei confronti degli elettori con la scusa che meglio di così, nella situazione attuale, non si sarebbe potuto fare... con l'approvazione convinta dei media.
L'unica cosa che stona è che quanto sta accadendo - da anni - si voglia definirlo democrazia.