Per annunciare la morte di Stephen Hawking i giornali di tutto il mondo non si sono risparmiati nell'enfatizzare la sua figura descrivendolo come una delle menti più brillanti della scienza contemporanea, uno degli scienziati più grandi di tutti i tempi, simbolo delle possibilità illimitate della mente umana, stella più luminosa nel firmamento della scienza, incarnazione popolare della scienza... e via di questo passo.

Ma nonostante fosse ateo, anche il mondo religioso ha voluto celebrarlo, volendo credere o far credere che, tutto sommato, pure lui fosse religioso. Eccone di seguito alcune dichiarazioni.


Denis Alexander, università di Cambridge:
direttore del “Faraday Institute for Science and Religion”, centro ecumenico per lo studio della scienza e della religione.
Il Dio di Hawking è un Dio dei buchi: ovvero abituato a riempire le mancanze di oggi nella nostra conoscenza scientifica.

Lord Martin Rees, cosmologo, compagno di studi e collega di Hawking:
Si è battuto sempre a favore dei disabili ed è sempre stato sensibile ai problemi degli altri. Uscì dalla depressione dalla quale venne colpito quando la sua malattia gli venne diagnosticata in ospedale perché paragonò la sua condizione a quella di un ragazzo nel letto accanto che stava morendo di leucemia.

Elisabetta Canetta, docente alla St. Mary’s University di Londra:
Hawking era un cosmologo straordinario e un fisico teoretico eccezionale e il suo lavoro ci ha permesso di penetrare il mondo affascinante della meccanica quantistica e di migliorare la nostra conoscenza dei buchi neri.
Benché fosse ateo, la sua ricerca aveva tutte le caratteristiche di un percorso religioso perché essere religiosi significa cercare risposte a domande fondamentali sull’origine dell’universo e sul ruolo dell’umanità nel piano del mondo.
Il lavoro straordinario e fondamentale portato avanti dal professor Hawking negli ultimi cinquant’anni ha senz’altro contribuito alla ricerca di Dio da parte dell’umanità, perché la sua opera scientifica riecheggia queste parole di Einstein: "L’esperienza più bella e profonda che un uomo può avere è quella di una sensazione di mistero. Essa sta alla base della religione e di qualsiasi altra seria impresa si tratti di arte oppure di scienza. Mi basta meravigliarmi davanti a questi segreti e tentare umilmente di percepire la semplice immagine dell’impressionante struttura che armonizza tutto ciò che esiste".

Guy Consolmagno, gesuita, direttore della Specola Vaticana:
Piangiamo la morte di Stephen Hawking. È stato uno scienziato di mirabile intuito, che ancora più straordinariamente ha saputo dare un volto umano alla cosmologia e all’astronomia.
Il suo compagno cosmologo, il compianto padre Bill Stoeger della Specola Vaticana morto nel 2014, ha studiato con lui a Cambridge e i due sono rimasti buoni amici per tutta la vita.

Mons. Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze:
Nato nel 1942, è sempre stato molto brillante. L’Accademia delle Scienze al tempo di Paolo VI gli ha conferito il premio che diamo ai brillanti scienziati giovani che hanno meno di 45 anni. Abbiamo una foto bellissima. Già manifestava i segni della malattia, era seduto su una sedia a rotelle e Paolo VI si inginocchia davanti a lui per dargli questo premio.
È rimasto sempre molto fedele all’Accademia. È venuto tutte le volte che ha potuto. Era sempre un’impresa organizzare questi viaggi perché doveva venire in ambulanza e con tutto un seguito di persone. La sua presenza è stata sempre molto importante, come le sue collaborazioni.
Hawking appartiene alla scuola di Oxford che fa molte speculazioni sull’origine e sulla fine dell’universo, ma ha anche spaziato in altri argomenti tra cui il destino della vita umana sul pianeta. Pensava che alla fine saremmo dovuti andare in un altro pianeta ma ancora non ne abbiamo la possibilità.


Per lui il problema era l’origine dell’universo. Tutti dicono che era ateo ma io posso affermare che non lo era. Ogni volta che parlava con i Papi – ha conosciuto Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI che lo benedì e Francesco – diceva loro: "Voglio contribuire allo sviluppo del rapporto tra ragione scientifica e fede".
Non voleva dare una spiegazione alla cosmologia religiosa perché diceva che l’origine di tutto è un problema filosofico, non scientifico. Affermava: "Io devo dare una spiegazione alle cose che vedo". Questo è stato inteso come una professione di ateismo ma io non credo fosse ateo, sia per la fedeltà verso l’Accademia sia per l’interesse per il dialogo con i Pontefici.
Dal punto di vista della sua vita, tutti ne hanno sempre ammirato la capacità intellettuale, quasi geniale, la forza ma al tempo stesso la sofferenza. Era schiavo della Sla, non poteva fare tutto quello che avrebbe voluto, ma era ammirevole per la volontà di perseverare nello studio della scienza e di comunicare le sue conoscenze agli altri e per volere un dialogo con le altre dimensioni del sapere. Un grande professionista nell’investigare e nel comunicare questa conoscenza. Vedere un uomo così straordinario tanto limitato nei suoi movimenti fisici – non poteva neanche parlare, per farlo usava uno strumento – è stato un esempio fortissimo per l’Accademia.

Cardinale Vincent Nichols, primate della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles:
Ringraziamo Stephen Hawking per il suo straordinario contributo alla scienza. A sentire la sua mancanza e a commemorarlo sarà anche la Pontificia Accademia delle scienze della quale faceva parte.

Justin Welby, primate anglicano, 105esimo Arcivescovo di Canterbury:
Iinsuperabile il suo contributo. Hawking ha vissuto con coraggio e passione.

John Sentamu, anglicano, arcivescovo di York:
Stephen Hawking è stato un gigante di scienza e umanità. La sua capacità di sperare e la sua fiducia nella vita gli hanno permesso di sconfiggere per anni la morte. Possano gli angeli di Dio dargli il benvenuto.