Continuano ininterrottamente i combattimenti del nord della Siria dove adesso è arrivato anche l'esercito di Assad
Nella notte sono proseguiti senza sosta i combattimenti nell'area di Ras al-Ain con la resistenza delle FDS che ha impedito l'ingresso in città dei militari turchi che sono risorsi ai bombardamenti dell'aviazione e degli obici.
L'ospedale Lêgerîn a Til Temir ha reso noto noto che negli attacchi in corso da sei giorni su Ras al-Ain finora hanno perso la vita 75 civili, mentre il numero di quelliferiti è di almeno 450.
Nel pomeriggio, nei pressi del carcere di Ain Issa, da cui sono fuggiti molti militanti dello Stato Islamico dopo essere stato bombardato dall'esercito turco, sono scoppiati violenti scontri tra FDS e jihadisti, con quest'ultimi che, secondo fonti locali, sarebbero poi stati armati dai turchi.
Nella mattinata di lunedì vi è stato un tentativo di rivolta nel campo Hol in cui si trovano decine i migliaia di membri dell'Isis insieme ai loro familiari.
Per il PYD, il Partito dell'Unione Democratica attivo nella Federazione del Nord della Siria, l'accordo con il regime siriano, i cui militari oggi sono arrivati nei pressi del confine con la Turchia, è un accordo militare e solo un primo passo. Si svolgono nel frattempo ulteriori colloqui in cui si parla di un impegno per chiudere lo spazio aereo all'aviazione turca.
Il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres ha espresso preoccupazione per la situazione nel nordest della Siria dove per le FDS, nelle ultime 24 ore, sarebbero stati uccisi 78 soldati delle forze di invasione, tra turchi e mercenari islamisti, mentre dalla parte curda avrebbero perso la vita 20 combattenti delle FDS e 15 civili.
Si combatte su tutto il territorio del nord, sia nei villaggi che nelle città. A Manbij continuano gli scontri tra occupanti e combattenti locali sulle sponde del fiume Sajur, dove la coalizione turca avrebbe subito pesanti perdite.
Sul piano diplomatico, i ministri degli Esteri Ue, che si sono riuniti in Lussemburgo, hanno invitato Ankara a fermare l'avanzata in Siria del nord e a ritirare le proprie truppe, ma non sono stati in grado di approvare una dichiarazione comune per vietare agli Stati membri la vendita di armi alla Turchia.
Tra gli Stati che comunque hanno annunciato la sospensione della vendita di armi a turchi vi è anche l'Italia, in base a quanto dichiarato dal ministro Di Maio, che però - ammesso che lo sappia - si è dimenticato di far sapere come agirà al riguardo Leonardo, azienda partecipata dal Ministero del Tesoro, che non ha bisogno di esportare armi verso la Turchia, visto che già le produce sul posto attraverso la propria consociata TAI.
Per quanto riguarda l'emergenza umanitaria, sono decine di migliaia, tra cui molti bambini, le persone sfollate, soprattutto nelle aree di Ras al-Ain e Tal Abiad.
Secondo quanto ha riportato l'Unicef, alcune delle persone sfollate sembra si stiano dirigendo verso la città di Al Raqqa (90km a sud di Tal Abiad), mentre la maggior parte si sta dirigendo verso altre città, comprese Ampuda, Al Derbasiya, Tal Tamer e Hassakeh (75 km circa a sud est di Ras al-Ain).
Ad al Ras al-Ain, la stazione idrica di Alouk sarebbe stata attaccata il 10 ottobre. La stazione fornisce acqua sicura ad almeno 400mila persone nel governatorato di Hassakeh, compresi i campi degli sfollati. La stazione idrica non è più operativa a causa delle violenze. I tecnici non possono accedervi per tentarne la riparazione a causa delle ostilità in corso.