Ci hanno abbondantemente spiegato che la contrapposizione fra arsenali nucleari è la garanzia che non verranno usati perché all'azione di uno corrisponderebbe automaticamente la reazione dell'altro.

Ma gli obiettivi in campo sono tutt'altro che speculari.

Se per caso Putin dovesse decidersi a lanciare la(le) bomba(e) contro "l'occidente" dovrebbe scegliere tra un centinaio di obiettivi diversi, tra capitali europee, città americane, insediamenti militari e industriali sparsi in mezzo mondo e non avrebbe nessuna garanzia di colpirli tutti contemporaneamente.

Ma il lancio di una sola bomba russa provocherebbe automaticamente la reazione, probabilmente non solo americana, la quale invece di obiettivi ne avrebbe solamente due, Mosca e San Pietroburgo, che rasi al suolo insieme provocherebbero, per decapitazione, la cancellazione della Russia dalle carte geopolitiche.

Sia Putin che i suoi generali, a meno che non siano completamente deficienti, lo sanno perfettamente, come sanno perfettamente che un'azione del genere provocherebbe pertanto, sì danni apocalittici a qualche paese (il Giappone dopo due atomiche si è ripreso alla grande), ma al tempo stesso comporterebbe il suicidio definitivo dei russi e lo sanno perfettamente anche europei e americani.

Per cui, continuare a paventare la minaccia della guerra atomica, appare più che altro un comodo paravento per rifiutare qualunque coinvolgimento in una guerra tradizionale che, per alcuni, è molto più comodo lasciar combattere solo agli ucraini.

Però poi non ci si deve lamentare del fatto che ormai non si sa più quando questa guerra finirà, né quanto ci costerà, visto che allo stato attuale gli ucraini non sono abbastanza forti da vincere, ma neanche abbastanza deboli da perdere.