Dopo il lutto nazionale, i (post) fascisti al Governo hanno preteso non solo che il Senato commemorasse Silvio Berlusconi, ma che vi fosse pure la diretta televisiva perché gli italiani prendessero coscienza dell'esaltazione di un personaggio pubblico di cui si può dire di tutto e di più, ma non certo che sia stato un modello da seguire, considerando il modo in cui ha ricoperto gli incarichi istituzionali di cui è stato investito.

Di quanto è stato detto, consultabile a questa pagina, si riportano due esempi: il primo è l'intervento del presidente del Senato, Ignazio Benito Maria La Russa, che testimonia l'ipocrisia e la distorsione della realtà con cui i (post) fascisti pretendono di voler far ricordare Berlusconi; il secondo è quello della senatrice SVP Julia Unterberger, che presiede il gruppo che rappresenta le autonomie, che con garbo e fermezza ha ricordato (più volte interrotta) perché Berlusconi non è un esempio da cui gli italiani devono prendere ispirazione.

Ignazio Benito Maria La Russa:"Onorevoli senatrici e senatori, come sapete, lo scorso 12 giugno è venuto a mancare il senatore Silvio Berlusconi. È stato deputato e senatore e, come ricorderete, ha ricoperto per quattro volte la carica di Presidente del Consiglio.Berlusconi non c'è più o forse in qualche modo c'è più di prima. Mettiamo per un attimo nell'angolo odiatori impenitenti anche nel giorno del dolore, e facciamo emergere invece il giudizio sulla unicità dell'uomo.Scorrono come in un film le immagini del giovane Silvio che si fa largo nell'Italia degli anni Ottanta, che sogna in grande, che costruisce città avveniristiche che chiama come la sua amata Milano aggiungendovi solo dei numeri (Milano 2, Milano 3), come omaggio a quella Milano che gli resterà sempre nel cuore.Poi, sempre con lo stesso spirito innovatore che lo ha contraddistinto, coglie al volo la nuova possibilità di entrare nel mondo della telecomunicazione e decide di fare concorrenza alla TV di Stato. Non è l'unico a fare questo tentativo, ma è l'unico a capire immediatamente che per fare concorrenza alla TV pubblica occorre avere lo stesso numero di reti che ha la Rai, e realizza questo suo obiettivo anche in questo campo. Nel contempo stringe con i suoi dipendenti - ne ho cognizione diretta, perché li ho conosciuti - un rapporto che non è solo di fiducia, ma è qualcosa di diverso: è un rapporto di affinità e di affettuosità che porterà tutti coloro - o quasi tutti - che hanno lavorato con lui a non considerarlo un datore di lavoro, ma qualcosa di molto diverso.Sempre volendo innovare e dare il segno del cambiamento che lui imprime, entra in un campo che unisce differenze di classi, di provenienza, di Regioni: il calcio. Anche lì - non con mia sempre uguale soddisfazione - ottiene successi di rilevanza mondiale. E tutto procede, innovazione e successo a titolo personale, senza veri contraccolpi, fino a quando - per usare le sue parole - decide di scendere in campo in politica.E sarei poco obiettivo se non ricordassi che a quel punto, accanto ai grandi successi e ai grandi cambiamenti che imprime alla politica (anche lì c'è un prima e un dopo Berlusconi, si impone una sorta di bipolarismo per coalizioni, cambia il rapporto tra elettori ed eletti e soprattutto diventa significativo, per non dire essenziale, il ruolo delle leadership e dei leader dei singoli partiti), si crea un problema che egli denunzia come persecuzione e che è un problema non solo giudiziario, ma anche mediatico (a suo avviso), che durerà parecchi anni. Devo però dire che, in questa che lui definisce come persecuzione, non si è mai sottolineato il fatto che Berlusconi un giudice a Berlino lo troverà sempre, se è vero, come è vero, che tutte le accuse più gravi (tranne una, l'unica per cui è stato condannato) cadranno nel nulla. Quello che invece rimane, per esempio, è il suo ruolo in politica internazionale. Quello che avvenne a Pratica di mare rimane un unicum: la speranza che gli Stati Uniti e la Russia potessero costruire un futuro di pace insieme porta il nome di Pratica di mare e la regia di Silvio Berlusconi.Nel bene e nel male, con Silvio Berlusconi cambia il rapporto tra gli italiani e la politica. Per quanto egli subisca molti contraccolpi, si può affermare che viene più volte colpito, ma mai affondato. Chi come me lo ha conosciuto da vicino (per me è un vanto), chi ha avuto la sua affettuosa amicizia (molti di voi sanno che, quando era amico, Berlusconi dimostrava la sua amicizia in ogni modo) e chi ne ha apprezzato, come me, gli enormi pregi, senza però mai fare sconti alle posizioni che risultavano diverse dalle mie convinzioni, ne conserva un ricordo in cui le luci sovrastano di gran lunga le ombre e lasciano solo il posto alla gratitudine per quanto ha fatto e al rimpianto per non averlo accanto in un momento in cui l'Italia, a mio avviso, avrebbe ancora bisogno dei suoi consigli e del suo sorriso ammaliante.Mi consola il generale rispetto - con veramente poche e non lodevoli eccezioni - che ha accompagnato la sua dipartita, anche da chi non ha condiviso e non condivide le sue posizioni politiche, che fa onore a chi legittimamente lo ha contrastato in vita, ma si unisce ora a me e a tutti voi nelle sentite condoglianze che rivolgiamo a tutti i familiari, ai tanti che gli sono stati vicino, ai figli, alle persone che lo hanno accompagnato in questi ultimi anni o in tutta la sua vita affettuosamente. Ad essi rivolgiamo le condoglianze più sentite, pregandovi di osservare qualche secondo di silenzio in sua memoria".

Julia Unterberger: "Signor Presidente, Silvio Berlusconi è stato senza dubbio uno dei grandi protagonisti della vita politica e sociale di questo Paese. La sua costante presenza ci faceva quasi credere che fosse immortale. Anche se tutti sapevamo dei suoi problemi di salute, la notizia della sua morte ci ha colti di sorpresa. Oggi siamo qui per commemorarlo, ma non siamo in un luogo di culto: siamo in Parlamento, il che impone di deviare dal de mortuis nihil nisi bonum per esprimere sincere considerazioni politiche.Io devo ammettere che nel mondo tedesco non era facilmente comprensibile che una figura come Berlusconi sia riuscita per quattro volte a fare il Presidente del Consiglio. Nella nostra concezione, il privilegio di guidare un Paese si accompagna alla necessità assoluta di affrancarsi dai propri interessi economici per perseguire solo il bene pubblico: cosa che di Berlusconi, con tutta la buona volontà, non si può dire. Dai politici di alto livello si pretende che siano un modello nel rispetto delle regole: Berlusconi non lo era. Diceva di essere un liberale, ma temo che questo per lui significasse soprattutto non attenersi alle regole, perché c'era ben poco di liberale nella sua impostazione sui diritti civili e su una politica economica che invece era caratterizzata dal protezionismo di certe categorie. La riprova sta nel fatto che nessuno ricorda una grande riforma nata nei suoi dieci anni di Governo. Dov'era allora il segreto di Berlusconi che riusciva a farsi perdonare dagli italiani gli errori, le promesse non mantenute e soprattutto le minacciose esternazioni contro giudici e giornalisti sgraditi? La spiegazione non può essere solo il suo potere mediatico e le sue sconfinate possibilità economiche. Mi convince la spiegazione che nella prima Repubblica i leader politici ambivano a mostrarsi migliori dei cittadini che andavano a rappresentare. Berlusconi invece si è mostrato come uno di loro, o meglio come uno che loro volevano essere. Ha in qualche modo umanizzato la politica, ma l'ha spinta anche verso un populismo dall'alto che poi ha fatto da modello a figure come Trump.Poi quelli che lo conoscevano di persona lo descrivevano come uno molto empatico, sempre attento, generoso, che dava a ogni interlocutore la sensazione di essere importante come pochi altri. Questo però non toglie che fosse una persona divisiva come poche altre. Anche dopo la sua morte, il Paese rimane spaccato tra berlusconiani e anti-berlusconiani e ci vorrà una generazione di storici per trovare un'inquadratura che metta tutti d'accordo.Come femminista non posso non ricordare che con il suo approccio patriarcale, le sue esternazioni e le sue cosiddette cene eleganti abbia fortemente danneggiato l'immagine della donna italiana. Per quel che riguarda il rapporto con le Autonomie speciali, la testimonianza più autorevole è quella del nostro longevo presidente di Provincia Luis Durnwalder, che dice che da Presidente della Provincia ha incontrato 17 Presidenti del Consiglio e Silvio Berlusconi era il più divertente. Ricorda che diceva sempre di sì, che si parlasse di concessione della A22 piuttosto che di finanza locale o delle competenze delle Regioni; tanto che quando tornava a Bolzano aveva l'illusione di aver ottenuto risultati importanti. Ma capì che si sbagliava: alla nostra autonomia non ha tolto, ma non ha neppure dato niente. Un suo merito sono stati sicuramente, nella fase conclusiva della sua vita politica, l'adesione totale ai valori del popolarismo europeo e il suo costante impegno a tenere il centro destra ancorato allo schema europeo. Io non l'ho mai conosciuto personalmente. Ma, se c'è un'altra cosa che ho apprezzato, è stato il suo amore per gli animali: vederlo circondato dai suoi tanti cani mi ha sempre fatto tenerezza. Eravamo abituati a un Berlusconi che dopo ogni caduta si rialzava. Purtroppo questa volta non sarà così e allora non ci resta che rinnovare il nostro cordoglio alla famiglia, ai suoi cari e al suo mondo politico". 

Tutti lo amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal non piangerlo? O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione.