“Anch’io sono stato minacciato di morte dai Lo Russo, ma ho sempre rifiutato la scorta per stare in mezzo alla mia gente".

Nel 2012 ha fondato l’associazione “Ultimi contro le mafie e per la legalità” che ha uffici di corrispondenza in tutta Italia.

Don Aniello Manganiello è stato parroco della chiesa Santa Maria della Provvidenza a Scampia dai primi anni 90 a settembre 2010.

Intervistato da ‘Il Tempo’, il prete campano non le ha mandate a dire a Roberto Saviano: 

“Bastano le carte passate da avvocati e magistrati per scrivere di camorra, ma per conoscere il fenomeno, ciò che conta è stare tra la gente”.

“Anch’io sono stato minacciato di morte dai Lo Russo, ma ho sempre rifiutato la scorta per stare in mezzo alla mia gente. Non mi sento di chiedere tanto a Saviano. Lui ormai è un’icona, non ha né occhi né corpo, vive nella virtualità. Se lo invitiamo a Scampia non risponde nemmeno. Ci hanno provato più volte dalla municipalità. La sua opera, sul piano pratico, oltre a gonfiargli a dismisura il portafoglio, non salverà una sola vita”.

In territori violenti – continua ancora Manganiello – dove la legge è assente, soltanto dall’alleanza con l’uomo singolo e bisognoso di aiuto potrà rinascere una vita. Le manifestazioni del fronte anticamorra contro i clan non raggiungono né il cuore né la mente dei malavitosi, che non hanno nemmeno gli strumenti per comprendere il linguaggio  degli uomini di cultura”.

I malavitosi invece, “vanno fissati negli occhi a uno a uno, rassicurati e amati, protetti e sfamati. Senza mostrare loro un progetto alternativo non si caverà un ragno dal buco”.