Maurizio Belpietro lascia la direzione di Libero. Il suo ultimo editoriale è una risposta alla domanda di un lettore sul referendum costituzionale.

"Come vostro estimatore e lettore dalle origini, visto il titolo della rubrica lettere nel merito degli articoli di Feltri e Giordano, mi chiedo: ma la posizione della direzione di Libero verso il referendum costituzionale è per il sì o per il no?
Mario Neri da Belluno"

"Caro Neri, non so cosa pensi la direzione di Libero, so che cosa pensa Maurizio Belpietro che fino a questa sera di Libero è il direttore. Io sono per il No e per un motivo molto semplice: perché la riforma costituzionale su cui gli italiani sono chiamati a pronunciarsi non è equilibrata ma pende tutta a favore di Renzi. Non sono mai stato tra coloro che difendevano a spada tratta la nostra Carta, né l' ho mai definita come alcuni «la più bella del mondo». 

Le mie opinioni al riguardo coincidono con quelle di Indro Montanelli, quando Montanelli era Montanelli e non era ancora stato roso dal tarlo dell' anti-berlusconismo. Credo che la Costituzione sia il frutto di un brutto compromesso e la si debba rendere più moderna e efficiente, togliendole alcuni orpelli ideologici di cui ridonda. Tuttavia penso anche che non si fa la riforma della Costituzione contro qualcuno, né la si fa per consolidare o conservare il potere di qualcuno. E invece la riforma voluta da Renzi punta proprio a questo. Anzi: punta solo a questo. Non a risparmiare, non a velocizzare i processi decisionali, ma a consentire che le sue decisioni non incontrino gli intralci del Parlamento.

Renzi si è fatto una Costituzione su misura, dopo essersi fatto una legge elettorale su misura, con la quale deciderà lui, capo del governo e capo del Pd, chi far sedere a Montecitorio. L'uomo è pericoloso per come gestisce il potere, per come lo occupa e per come lo usa contro gli avversari. Con in mano una Costituzione che gli assegna pieni poteri lo sarà ancora di più..."

Il saluto di Belpietro ai propri lettori riguarda il referendum costituzionale e in quel saluto l'ormai ex direttore di Libero conferma quanto già aveva scritto in precedenza: il no al referendum sulla conferma alle modifiche della Costituzione volute dal Governo Renzi.
Salutare i propri lettori su un argomento specifico, partendo da una lettera ricevuta, è piuttosto insolito, ma forse non lo è così tanto per quello che dovremmo chiamare questa vicenda come il caso Belpietro.

La sua sostituzione non era annunciata è avvenuta come un fulmine a ciel sereno. Al suo posto è stato nominato Vittorio Feltri. In pratica si è ripetuto al contrario quanto era già accaduto nel 2009. Allora fu Belpietro a sostituire Feltri alla direzione del giornale dopo nove anni. Stavolta si sono invertite le parti.

Ciò che faceva notare ieri in una intervista a Ballarò il deputato 5 Stelle Alessandro Di Battista erano le dichiarazioni dei due giornalisti in merito al referendum costituzionale di ottobre. Belpietro aveva dichiarato convintamente il suo no,  ribadito oggi nel fondo di addio, mentre Feltri, seppur non molto convinto,  aveva detto che era a favore del sì.
A questo  va aggiunta la stretta vicinanza dell'editore Angelucci, che opera nel settore sanitario ed ha tutto l'interesse nel mantenere ottimi rapporti con il Governo ed il ministero della Sanità a causa delle convenzioni con lo Stato di molte delle sue cliniche, alle posizioni politiche di Denis Verdini.

Quindi, dopo aver elencato tutti gli addendi, il risultato, secondo Di Battista, sarebbe il seguente: Belpietro è stato immolato sull'altare della nuova alleanza tra Verdini e Renzi e Feltri offrirà il suo supporto mediatico al presidente del Consiglio e un valido aiuto alla campagna per il sì al referendum,  necessario perché il presidente segretario del PD possa continuare la sua esperienza politica.