Professionisti a Partita IVA: vivere in un perenne limbo lavorativo
Per molti lavoratori italiani impiegati soprattutto nei settori della consulenza, tecnica ed operativa, vi è una condizione conclamata che impone il possesso di una partita iva per poter prestare la propria attività lavorativa. Tale presupposto, alimentato fortemente dal peso fiscale e contributivo per il lavoro dipendente a carico delle aziende che di fatto tendono ad evitare per quanto possibile assunzioni di personale dipendente, obbliga milioni di lavoratori a intraprendere un solo indirizzo: entrare nel “limbo delle partite IVA”
In poche parole una condizione dove sono pressoché assenti le tutele tipiche del lavoro subordinato come ferie pagate, malattia retribuita, accantonamento di fine rapporto, permessi retribuiti o accesso immediato alla disoccupazione e mai assistita da nessuna corrente politica, sia questa di sinistra o di destra. Una dimensione sospesa tra reale ed intangibile dove non si ha il diritto allo sciopero, tanto apprezzato dalla fazione rossa soprattutto di questi tempi e messa nel cassetto dell’oblio da parte della corrente politica opposta.
Anche la recente introduzione dell'ISCRO (Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa) creata al fine di mitigare il problema, si è rivelata un’operazione insensata, la celebre montagna che partorisce il topolino, quasi di sberleffo per i tanti lavoratori a partita iva e alla quale era stata data una grande enfasi dalla politica. Basti pensare che due requisiti prevedono: il primo di avere prodotto un reddito di lavoro autonomo, nell'anno precedente alla presentazione della domanda (anno di riferimento), inferiore al 70% della media dei redditi da lavoro autonomo relativo ai due anni precedenti all'anno di riferimento. Esempio: se la domanda è presentata nel 2024, il reddito da considerare è quello risultante dalla dichiarazione dei redditi del 2023 (anno di riferimento) che deve essere inferiore al 70% della media dei redditi da lavoro autonomo degli anni 2021 e 2022 (due anni precedenti all’anno di riferimento) ed il secondo di aver dichiarato, nell'anno precedente alla presentazione della domanda, un reddito non superiore a 12mila euro, calcolato ogni anno sulla base della variazione dell'indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati rispetto all'anno precedente;
Per non parlare del carico fiscale e previdenziale! Nonostante il regime forfettario abbia in qualche modo lenito il pesante fardello, coloro che hanno scelto tale inquadramento si trovano di fronte a un peso fiscale e soprattutto contributivo enorme, senza contare gli acconti da versare con scadenze a giugno e a novembre. Tutto ciò aggravato dai ritardi nei pagamenti, soprattutto per chi lavora con la pubblica amministrazione, creando difficoltà di liquidità e costringendo molti professionisti a ricorrere al credito bancario, quando è possibile a causa delle restrizioni bancarie in Italia. Tutte figure e categorie che, soffrendo per la mancanza di guadagni, andranno in crisi da sovraindebitamento!
In sintesi, il panorama per i professionisti con Partita IVA in Italia è caratterizzato si, da opportunità crescenti grazie alla propensione delle aziende a esternalizzare molte attività, soprattutto nei settori innovativi, ma rimane gravato da profonde incertezze a causa dei costi elevati e una scarsa protezione sociale. La chiave per affrontare queste sfide è certamente riposta in un auspicato interesse da parte della politica che dovrebbe porre maggiore enfasi a questo vituperato settore che conta in Italia circa 4 milioni professionisti, un numero certamente interessante in termini di voti. Eppure tranne qualche sporadico tentativo di partito dedicato senza continuità alcuna e al quale personalmente ho partecipato contribuendo con progettualità inerenti soprattutto al mio settore lavorativo, non vi è stato e non vi è nessun interesse da parte di nessun componente politica. Un settore cardine dell’economia nazionale che viene lasciata in balia delle onde, aggravando ulteriormente la lunga coda dei lavoratori finiti sotto la soglia di povertà e limitando ulteriori entrate fiscali a causa di “strangolamenti di sorta” per le condizioni fiscali e contributive.
Movimenti e partiti politici, se ci siete battete un colpo!