Gli ultimi dati disponibili sull'andamento del contagio nel Regno Unito sono quelli relativi alla vigilia di Natale ed indicavano che il numero di nuovi positivi al coronavirus aveva superato i 122mila.
A causa di tale andamento - una persona su 35, una settimana fa, era da considerarsi contagiata dal coronavirus secondo l'istituto statistico nazionale del Regno Unito - Scozia, Galles e Irlanda del Nord hanno annunciato la ripresa delle restrizioni già a partire da oggi.
Le restrizioni prevedono un numero massimo di persone che potranno assistere ad eventi al chiuso e all'aperto, distanziamenti garantiti all'interno dei locali pubblici, limitazioni alle riunioni familiari, chiusure anticipate dei locali per evitare che restino aperti negli orari notturni.
L'Inghilterra per ora resiste, con le squadre di Premier che oggi scenderanno in campo in stadi riempiti alla massima capienza con persone che non indosseranno neppure la mascherina, non essendo obbligate a farlo.
Già una settimana fa solo a Londra, l'area più colpita dalla nuova ondata causata dalla variante Omicron, si riteneva che una persona ogni 20 fosse contagiata dal coronavirus.
E allora perché in Inghilterra non si fa nulla per fermare il contagio? Per ragioni politiche più che per ragioni sanitarie. Boris Johnson, in calo di popolarità, deve affrontare le resistenze, sia all'interno del suo gruppo parlamentare che di molti ministri del suo Governo, di coloro che sono contrari ad un ripristino delle restrizioni anti-Covid, più per ragioni economiche che per ragioni sanitarie.
Per questo Johnson sta sostenendo di non escludere il ritorno alle chiusure anche in Inghilterra, ma solo dopo il periodo natalizio... come se il Covid avesse firmato un accordo per concedere un periodo di tregua durante il Natale!