Ieri la depenalizzazione del reato di clandestinità sembrava cosa fatta, o quasi. Il rinvio pareva essere dovuto più a motivi tecnici che di ordine politico. Oggi non è più così. Rimane il prossimo venerdì come data della discussione del problema, però, in quanto alla sua risoluzione tutto è da verificare. Infatti, secondo fonti vicine a Matteo Renzi, sulla depenalizzazione del reato di clandestinità "bisogna considerare che per quanto riguarda la sicurezza, l’elemento psicologico e di percezione è molto importante". Come tradurre dal politichese all'italiano questa affermazione? Oltre alle già note frizioni nella maggioranza con l'NCD, evidentemente Renzi non vuole perdere punti nel suo elettorato di riferimento (molto più di destra che di sinistra) che, dopo i fatti di Colonia, non vedrebbe favorevolmente la scelta del governo. E questo nonostante sia stato ampiamente dimostrato che il reato associato ad uno stato (quello di non avere i documenti per la residenza) sia non solo sbagliato ma oltretutto inutile e dannoso, perché la sua applicazione toglie alla giustizia risorse che sarebbero impiegate in modo più produttivo. Quindi, il prossimo venerdì è prevedibile che difficilmente si arrivi ad una depenalizzazione del reato e, più probabilmente, si deciderà di non decidere o di licenziare un provvedimento pasticciato che sancirà un nulla di fatto, ma che sarà annunciato come la migliore soluzione possibile e che, ovviamente, non risolverà il problema. Inutili le dichiarazioni del ministro Orlando a favore dell'abolizione del reato di clandestinità. Infatti, prevarranno le opportunità politiche legate ai risultati dei sondaggi sul merito della questione e la necessità di mantenere inalterati gli equilibri nella maggioranza.