"In totale, dal 1 settembre sono stati liberati più di mille chilometri quadrati del nostro territorio. Sono grato a tutti coloro che lo hanno reso possibile! Sono grato all'esercito, agli ufficiali dell'intelligence e ai servizi speciali per ogni bandiera ucraina che è stata issata in questi giorni".

Così il presidente Zelensky nel rapporto di fine giornata dell'8 settembre ha commentato la controffensiva ucraina in atto sia nel nord-est che nel sud del Paese.

A dire il vero 1.000 Km2 sono un'inezia, anche se ottenuti in poco più di una settimana, ma sono sempre un inizio. A nord, gli ucraini stanno contrattaccando nell'area tra Kharkiv e Izium, con i russi che non sarebbero più in grado di supportare la loro prima linea. L'unica arma che Mosca è in grado di utilizzare al momento è quella dei bombardamenti a casaccio sia sull'oblast di Kharkiv che su quello vicino di Sumy.

Nel sud, nell'oblast di Kherson, i russi cercano disperatamente di ripristinare i collegamenti tra le due sponde del Dnipro per supportare le truppe dislocate al di là della sponda nord, sulla linea del fronte. Con i ponti inservibili, i militari agli ordini di Mosca si adoperano a realizzare ponti di barche che però vengono sistematicamente bombardati e distrutti dall'esercito ucraino.

Secondo Kiev, questi gli ultimi aggiornamenti sulle perdite subite dai russi in Ucraina a partire dallo scorso 24 febbraio: 51.900 soldati, 2.122 carri armati, 4.575 veicoli corazzati da combattimento, 3.399 veicoli e serbatoi di carburante, 1.237 sistemi di artiglieria, 306 sistemi di lancio multiplo di razzi, 159 sistemi di difesa aerea, 239 aeroplani, 211 elicotteri, 884 droni e 15 imbarcazioni.

Secondo la Reuters la bozza di risoluzione del consiglio dell'AIEA che sarà resa pubblica la prossima settimana esorterebbe la Russia a far ritirare i propri militari dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia, usata finora come scudo e strumento di ricatto per attaccare le postazioni ucraine.