Secondo la teologia di Sopoćko, il tema della misericordia occupa il posto centrale della predicazione di Gesù. In Lui stesso, come appena abbiamo dimostrato, si manifesta e si autocomunica come la misericordia di Dio. Ciò che ha sorpreso il Nostro nel vocabolario del Nuovo Testamento è la ricchezza variegata, per esprimere la salvezza universale in Cristo Gesù. Sopoćko non solo ha trovato le espressioni tipo: pietà o compassione, ma è rimasto colpito particolarmente dalla parola stessa “misericordia”, frequentemente usata. Perciò si era interrogato sul suo profondo significato. In ogni termine ha cercato di comprendere fino in fondo “il nucleo della verità nascosta”, la valenza simbolica e l’essenzialità del significato della parola stessa utilizzata nel testo[1].

Per avere la consapevolezza più accurata dell’importanza degli interrogativi, sulla complessità del significato dei termini stessi utilizzati nella Scrittura, occorre prendere in considerazione un esempio. I termini come έλεος ed έλεείν nel Nuovo Testamento indicano un rapporto che Dio vuole intercorra fra uomo e uomo; in alcuni casi, però, έλεος ha l’originario significato veterotestamentario di bontà, alla quale, nella reciprocità delle relazioni umane, ciascuno è tenuto nei confronti dell’altro; quella bontà che, con richiamo ad Os 6.6, viene chiesta in Mt 9,13;12,7: έλεος θέλω καί ού θυσίαν. Come nel giudaismo, anche qui il dovere della misericordia è motivato con il richiamo alla misericordia di Dio; con la differenza che l’έλεος divino è precedente a quello dell’uomo[2].

A Sopoćko interessa prima di tutto έλεος, parola che indica il sentimento della compassione di fronte a qualcuno che soffre. Ma il Nuovo Testamento usa anche il termine greco σπλάγχνα (splànchna), che, secondo il Nostro, in realtà è la traduzione letterale dell’ebraico rahamim, i “visceri”. Come nell’Antico Testamento anche nel Nuovo, l’accento è posto sulla rivelazione della misericordia di Dio, offerta dalla vita e dalla persona di Cristo. Gesù è per gli uomini il segno di una compassione divina, di un affetto incredibile di Dio per l’intera umanità, di una misericordia che si rivela nella morte in croce di Gesù per la salvezza di tutti gli uomini[3].  Gesù, con la sua vita e le sue parole, si è fatto portatore dell’annuncio di salvezza, che è frutto della misericordia di Dio per gli uomini, e che diventa principio di misericordia tra fratelli. Infatti, Dio sempre:

 «ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia» (cf. Lc 1,54), «ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza» (Lc 1,72.78), «ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per usare a tutti misericordia» (Rm 11,32). 

 Dio è misericordioso verso l’uomo e questo lo si sperimenta pienamente quando si fa esperienza del perdono. L’uomo, pur sbagliando spesso nei confronti di Dio, senza meriti e spesso meritevole di castighi, può scoprire l’amore misericordioso e profondo di Dio, sempre pronto al perdono. Il suo “per-dono”, però, non rimane fermo lì, diventa anche seme perché nel cuore di chi è stato perdonato nasca il “dono della capacità del perdono”. Tanto è vero che “nella parabola del servo spietato” leggiamo: 

«Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno» (Mt 18,32). 

Don Gregorio - prof. sac. Grzegorz Stanislaw Lydek

  

[1] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 164-169: Jezus Król Miłosierdzia, pp. 129-131.
[2]  G. Kittel - G. Fridrich (a cura di), Grande Lessico del Nuovo Testamento, vol. III, Paideia, Brescia 1967, pp. 413-414.
[3] Cf. M. Sopoćko, Miłosierdzie Boga w dziełach Jego, vol. I, pp. 43-46, 108-110, 148-151: Miłosierdzie Boże źródłem radości [La misericordia sorgente della gioia], AAB, 1931, pp. 4-10; O czynną i ofiarną miłość kapłańską [L’amore sacerdotale pronto al servizio], in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 5(1934), pp. 6-8; Cogitationes Cordis eius in generationem et generationem, in “Wiadomości Archidiecezjalne Wileńskie” 6(1932), pp. 106-107; Miłosierdzie Boże - terapia oziębłości [La misericordia - terapia della tiepidezza], AAB, 1934, pp. 45-50; Rozważania o Bożym Miłosierdziu i konferencje. Zaparcie samego siebie [Le meditazioni sulla misericordia e le conferenze. Rinnegare se stesso], AAB, 1936; Kapłan, jako szafarz Miłosierdzia Bożego [Il sacerdote è dispensatore della misericordia di Dio], in “Głos Kapłański” 9(1939), p. 35; Ufność kapłana w miłosierdzie Boże [La fiducia del sacerdote nella misericordia di Dio], in “Głos Kapłański” 8(1939), p. 10; Kapłan jako szafarz Miłosierdzia Bożego [Il sacerdote dispensatore della misericordia di Dio], in “Głos Kapłański” 13(1939), p. 3; Spowiedź młodzieży szkolnej [La confessione della gioventù adoloscente], in “Przegląd Katechetyczny” 31(1948), p. 12; Rozważania  o Bożym Miłosierdziu i konferencje. Miłosierna Opatrzność Boża, [Le meditazioni e le conferenze sulla misericordia. La Provvidenza di Dio], in “Wydawnictwo Dydaktyczne” 7(1950), pp.111-112; Kult Serca Jezusowego a Kult Miłosierdzia Bożego [Il culto del Sacro Cuore e il culto della divina misericordia],  in “Ateneum Kapłańskie” 49(1948), p. 34. Consideriamo che «nella traduzione greca dell’Antico Testamento, conosciuta come tradizione dei LXX, vengono scelti il termine greco èleos per tradurre hèsed,  e rahamìm, mentre i termini così usuali nel mondo greco-ellenistico, èros e erân si trovano solo due volte! Nel Nuovo Testamento acquista nuova centralità il termine agàpe che, in un certo senso, sintetizza i tre termini privilegiati in ebraico nell’Antico Testamento per esprimere l’amore di Dio per il suo popolo, ma che soprattutto giunge a pienezza (e novità) di significato alla luce dell’evento cristologico»: P. Coda, L’Agape come Grazia e Libertà - alla radice della teologia e prassi dei cristiani, Città Nuova, Roma 1994, p. 27.