I media italiani, qualunque sia il motivo, evitano di descrivere la realtà vera di Israele, il radicalismo degli israeliani e dei coloni israeliani, il loro odio nei confronti dei palestinesi e il loro astio nei confronti di chiunque non promuova e plauda  le ruberie e il genocidio, sia del passato che attuale, nei confronti del popolo palestinese.

Come comprendere il vero stato d'animo della maggioranza degli ebrei israeliani? Basta leggere ciò che scrivono. Questo è il commento inviperito di tale Deborah Fait (la biografia è riportata su Wikipedia), da lei pubblicato quest'oggi:

È molto frustrante scrivere sempre le stesse cose, per mesi e anni, e sapere di non riuscire a cambiare nulla del modo in cui i media informano riguardo al paese più incompreso e delegittimato del mondo, Israele. Ascoltando le notizie dei vari telegiornali in questi giorni drammatici, non posso evitare di provare sentimenti di grande rabbia. Come fanno ad arrivare al punto di togliere agli israeliani la cosa più importante per una persona, l’identità. Come si fa a chiamare coloni i legittimi cittadini di una nazione? Per secoli il popolo ebraico ha dovuto nascondersi, scappare, fingere di essere ciò che non era per salvarsi la vita. Essere ebrei di nascosto. Ricordo ancora l’episodio di una zia, nata e vissuta nella Polonia antisemita, che, pur vivendo ormai felicemente a Roma, quando faceva il digiuno di Kippur, si metteva a letto e diceva di essere malata. Io ero molto giovane, non ne capivo il motivo, alle mie domande la sua risposta è stata “Sai, bisogna stare attenti, è meglio che non sappiano che siamo ebrei”. Si riferiva alle persone che lavoravano in casa sua. Erano gli anni 50 del secolo scorso e la paura non l’aveva abbandonata, era ancora tanto presente da costringerla a rinunciare alla propria individualità e a vivere apertamente le proprie tradizioni.L’identità è importante e molto sentita dagli ebrei proprio perché, per due millenni, forzatamente negata. Per questo motivo divento una furia quando sento un conduttore di telegiornale delegittimare un popolo con tanta colpevole superficialità. Ieri domenica, 29 gennaio, è stato detto al TG 5 Mediaset delle ore 13, “Vi sono stati spari contro coloni ebrei diretti al Muro del Pianto”. Ma non vi vergognate? Gli ebrei che vivono in Israele si chiamano israeliani, non coloni! Israeliani, capite, israeliani. Non è possibile togliere ancora l’identità agli ebrei! Allo stesso modo non è lecito, anzi, è profondamente disonesto cambiare il nome di una nazione. Israele si chiama Israele non Terra santa come ha detto oggi, per la milionesima volta, il Papa dalla sua finestra di Piazza San Pietro. “Con grande dolore apprendo le notizie provenienti dalla Terra santa”. No, le dolorose notizie provengono da Israele dove i suoi cittadini, gli israeliani, vengono ammazzati a sangue freddo. Occupatevi di questo invece di continuare a insultare gli ebrei. Il Papa, pastore di anime, farebbe bene a pensare che esiste una popolazione che educa i bambini all’odio e insegna loro come ammazzare altri esseri umani! L’ultimo attentato nella capitale di Israele è stato fatto da un ragazzino di 13 anni, l’età dei giochi, un ragazzino che viveva a Gerusalemme non in un campo profughi della Nigeria. Eppure odiava, odiava tanto da prendere una delle pistole di casa, scrivere un biglietto alla mamma ”Sarai orgogliosa di me” ed è andato in cerca dell’ebreo da ammazzare. Ha sparato a un padre che passeggiava con suo figlio, un soldato in libera uscita che, prima di cadere colpito gravemente, è riuscito a estrarre la sua pistola e a sparare a sua volta verso l’aggressore, ferendolo. Sembra un film ma è la desolante, straziante realtà. Un bambino uscito di casa non per andare a giocare al pallone ma perché voleva ammazzare qualcuno e rendere orgogliosi i suoi genitori. Voleva mettere in pratica quanto gli era stato insegnato, quasi ordinato, diventare “shahid”, cioè martire. Ecco, il Papa si preoccupi di questo, sappia che il suo “angelo della pace”, Abu Mazen, ha distrutto, con l’odio, la violenza e il terrorismo, l’anima di un’intera popolazione come aveva fatto il suo predecessore Arafat. Non si può insegnare il Male di generazione in generazione senza creare veri e propri mostri che hanno un unico sogno: distruggere un paese e prenderne il posto, ammazzarne gli abitanti e festeggiare la loro morte. E non si può, anche per una questione di buon gusto, andare a intervistare il padre del piccolo terrorista, come ha fatto Elia Milani, inviato di Mediaset, per sentirsi dire che suo figlio è tanto un bravo bambino e che la colpa è solo, naturalmente, di Israele.

Come spiegare tanta malafede se non animata da un odio viscerale, persino razziale, nei confronti di un popolo, quello palestinese, la cui unica colpa è quella di non scomparire dalla faccia della terra perché ancora si ostina ad abitare in una terra che gli israeliani, come la signora che ha scritto tali menzogne, ritengano debba appartenere loro in base a non si sa bene a quale diritto, a parte quello divino, in rapporto a quanto scritto nell'antico testamento?

Lo Stato ebraico di Israele è nato grazie al terrorismo praticato da due organizzazioni ebraiche dichiaratamente definitesi terroristiche, Irgun e Lehi, che hanno sistematicamente fatto attentati contro i soldati britannici che dalla fine della prima guerra mondiale si erano assunti il controllo della Palestina dopo la dissoluzione dell'impero ottomano. Neppure Montgomery, inviato appositamente in Palestina per poter arginare il problema, riuscì a porvi rimedio. Così, fallita la via militare, si scelse quella politica, con i sionisti ebrei che la fecero da padrone nella improvvisata spartizione del territorio in cui i palestinesi non ebbero voce in capitolo. Una volta che le Nazioni Unite sancirono la nascita di Israele, la violenza dei terroristi, che da ebrei erano diventati israeliani, dai soldati britannici si concentrò sui civili palestinesi, per scacciarli dalle case e dai villaggi che occupavano e che erano stati assegnati allo Stato di Israele. Quello di Deir Yassin fu il primo massacro di civili palestinesi, a cui ne seguirono molti altri... 

Dopo la guerra dei sei giorni, Israele occupa militarmente anche quello che dovrebbe essere lo Stato di Palestina e, progressivamente, vi ha costruito insediamenti illegittimi favorendo il trasferimento di coloni, ultranazionalisti ortodossi e non, che colgono l'occasione di migliorare la loro condizione rubando terra e/o case ai residenti palestinesi.

Tutto questo nel più completo menefreghismo delle nazioni dell'occidente democratico prontissime a emanare sanzioni a chicchessia, escluso lo Stato ebraico che, pertanto, continua imperturbato e imperturbabile a praticare la sua politica di apartheid, corredata da soprusi e violenze di ogni genere, come confermano i numeri dei morti palestinesi.

E come se non bastasse, se dei disperati palestinesi, abbandonati da tutti, decidono che non rimane loro altro che vendicarsi, anche morendo, di questa decennale ingiustizia, allora sono da considerarsi odiatori, terroristi, sterminatori, ecc... perché, secondo Deborah Fait e le persone come lei, quei palestinesi hanno l'ardire di non voler scomparire dalla faccia della Terra senza disturbare.

Infine, perché denunciare tanta sfacciata arroganza, tanta sfacciata mistificazione della realtà da parte degli ultranazionalisti ebraici (perché non sono solo quelli israeliani a farlo) dovrebbe esser considerato antisemitismo?


Crediti immagine: 1shot 2 kills sulla t-shirt indica che uccidendo una donna palestinese incinta si uccidono due palestinesi con un solo proiettile.