Il vero Killer di Annamaria Bufi potrebbe essere ancora a piede libero.

Annamaria Bufi, 23 anni, di Molfetta, in provincia di Bari, fu uccisa la notte tra il 3 e il 4 febbraio del 1992. Il cadavere della giovane fu ritrovato a pancia in giù sulla Statale 16. L’autopsia eseguita sulla vittima evidenziò 24 lesioni, sei delle quali alla testa, procurate da un oggetto contundente. Inoltre sui jeans e sulle scarpe furono rinvenute tracce di erba e terriccio.

Le indagini condussero all’ipotesi che la giovane fosse stata uccisa in una zona di campagna, prima di essere abbandonata sul ciglio della strada. Gli inquirenti pensarono a un movente passionale, scavando nella vita privata di Annamaria, scoprirono che aveva una relazione intima con un professore di educazione fisica, Marino Domenico Bindi, 23 anni più grande di lei e sposato.

I sospetti ricaddero su Bindi, i carabinieri perquisirono la sua abitazione e non trovarono nulla, anche il suo alibi reggeva. L’indagine sul delitto venne archiviata il 18 ottobre del 1992.

I familiari di Annamaria ottennero la riapertura delle indagini grazie al loro avvocato, Giuseppe Maralfa, ma pochi mesi dopo si ebbe una seconda archiviazione. Nel 2000 spuntò un testimone che accusò Bindi, e l’uomo fu messo agli arresti.

Non essendoci prove consistenti a suo carico, Bindi venne assolto in primo e secondo grado; l’ultima sentenza però venne annullata con rinvio dalla Cassazione, secondo i magistrati l’alibi non fu verificato approfonditamente. Bindi morì nel 2012 durante il processo d’Appello-bis, prima del verdetto.

Sul delitto Bufi cala il silenzio fino a quando Maurizio Bindi, un parente di Marino Domenico Bindi, poco tempo fa, scrive un messaggio su un social network in cui rivela che “…il carnefice è vivo e vegeto e si gode la vecchiaia…”

Questa affermazione sarà sufficiente per la Procura a far riaprire un’altra indagine, e per la quarta volta?