Ai diciottenni non serve una dote, ma un'istruzione di qualità e meno tasse sul lavoro. Azione aveva proposto di concentrare il taglio dello scorso anno sui ragazzi fino a 30 anni. Nessuno, dicasi nessuno, lo ha votato. Gli elettori chiedono coerenza e serietà. Queste elezioni si possono vincere se, come ha fatto Draghi nel suo discorso al Senato, si è in grado di dire dei sì e dei no e indicare una rotta precisa. Basta aperture ai 5S, basta raccattarsi i 5S. Chiarezza di contenuti e coraggio.Discutiamo di quello che volete, ma agli elettori di Azione non possiamo chiedere di votare Di Maio, Bonelli (anti ILVA, termovalorizzatori e rigassificatori) e Fratoianni (che ha votato 55 volte la sfiducia a Draghi) nei collegi uninominali.

Quelle sopra riportate sono solo le ultime dichiarazioni rilasciate sul proprio profilo social da Carlo Calenda. Rilasciate dalle 11:30 alle 12 di domenica.

In precedenza aveva già commentato un paio di notizie come sempre a lui sgradite.

Inutile dire che sabato aveva fatto lo stesso... e così gli altri giorni.

Di chi si sta parlando? Ma di Carlo Calenda, ovviamente. A suo dire, il miglior politico che l'Italia possa immaginare alla guida del Paese, come premier, come presidente, come monarca, come Papa... è indifferente, basta che sia lui a dire agli italiani che cosa devono o non devono fare, perché solo lui (secondo solo a Draghi), con quella vocetta chioccia, la bocca imbronciata ed il tono saccente di chi pretende di essere unico dispensatore di verità inconfutabili è in grado di avere la ricetta giusta per ogni cosa.

Che sia dal latino dei preti o da quello del brocardo, poco importa, repetita iuvant calza a pennello per ricordare la storia di Calenda già riassunta in passato.

Il nipote di Luigi Comencini, ha abbandonato la carriera di attore intrapresa da piccolo, perché quando è cresciuto ha preferito quella di manager. Anche in quel caso la famiglia gli è stata d'aiuto. Infatti, poiché il babbo era andato a scuola insieme a Luca Cordero di Montezemolo, l'allora presidente della Ferrari pensò bene di assegnare all'allora già impiegato, un ruolo che potesse essergli più consono, permettendogli così di gestire le relazioni con i clienti e con le istituzioni finanziarie. E quando Montezemolo approdò in Confindustria, lo ritroviamo lì, prima come suo assistente e poi come direttore dell'area strategica e affari internazionali. I primi passi in politica, il buon Carlo li aveva fatti nell'ottobre 2012 con Italia Futura, fondata - guarda un po' - da Luca Cordero di Montezemolo, che guarda un po' - gli affida l'incarico di coordinare la scelta dei candidati per le politiche. Nel febbraio 2013 viene candidato alle elezioni politiche nella lista di Scelta Civica, ma viene trombato.Nonostante ciò, qualche mese dopo  lo ritroviamo viceministro dello sviluppo economico nel governo Letta prima e poi anche nel governo Renzi. E quando Scelta Civica diventa Sciolta Civica, l'ottimo Calenda saluta per iscriversi al Pd... ma poi ci ripensa. Nel 2016, lo ritroviamo ministro dello Sviluppo economico, prima con Renzi e poi con Gentiloni.Suo è il piano di sviluppo industriale "Impresa 4.0" basato sulla cosiddetta Industria 4.0. Durante il suo mandato, si è distinto nel non riuscire a chiudere nessuna delle crisi aziendali di cui si è occupato. Quindi, quando nel 2018 è stato sostituito come ministro da Luigi Di Maio, un trauma che ancora non è riuscito a superare, Calenda aveva lasciato in alto mare, tra le altre, sia la privatizzazione di Alitalia che quella dell'Ilva. O meglio le aveva vendute entrambe a soggetti che in realtà le volevano chiudere, in relazione alla prima per prenderne le rotte (non stupitevi se il presidente di quella Alitalia era Montezemolo), in relazione alla seconda per eliminare un concorrente.Con il rischio di rimanere senza un mestiere,  già a marzo 2018 Calenda annuncia la sua adesione al Partito Democratico, ma nel 2019 fonda Siamo Europei e viene eletto alle elezioni europee, grazie all'apparentamento con il PD. Ma nel 2019 esce dal PD in disaccordo per l'alleanza tra dem e M5S per formare il nuovo governo, dimenticandosi però di lasciare il seggio a Bruxelles.Non avendo molto da fare come parlamentare europeo, Calenda si dedica all'attività social utilizzando il proprio account Twitter, dove è diventato popolarissimo, dando lezioni a chiunque e su qualunque argomento, dicendo che cosa si sarebbe dovuto o non dovuto fare. La gente lo ha preso sul serio... e lui a novembre 2019 lancia ufficialmente Azione, movimento che si allea con +Europa della Bonino e che in questo fine settimana diventa partito celebrando il suo primo congresso.

Dotato di un ipotetico seguito elettorale che oscilla tra il 3% e il 5% - in sondaggi che valgono quel che valgono perché hanno un margine di errore tra il 2% e il 3%, perché il 45% del campione non esprime una preferenza e, soprattutto, perché sono basati su collegi che alle prossime elezioni non esisteranno più - Carlo Calenda continua a dare lezioni persino a coloro che potrebbero o dovrebbero - non è chiaro - divenire suoi alleati... perché pensa di avere i numeri per essere il primo partito in Italia.

"Non possiamo sbagliare la decisione sulla corsa in coalizione al centro o con il pdnetwork. Da questa decisione dipende la possibilità di contendere la vittoria, che non reputo affatto certa, alla destra e di dare al paese un governo decoroso. Le variabili sono molte e complesse.La cosa più naturale per noi sarebbe il modello Roma. Anche perché la decisione del PD di tenere dentro partiti che non hanno votato la fiducia a Draghi e ex 5S non ci convince per nulla. Però la legge elettorale è quella che è, e la campagna dura un mese. Entro lunedì decideremo".

Tanta è la considerazione che Calenda ha di Calenda che si candida pure a fare il premier (solo nel caso in cui Draghi non accetti di farlo). E sentite la logica a supporto:

"Fatemi capire, trovate scandaloso che uno che fa politica si candidi a governare il paese? E quale dovrebbe essere la finalità alternativa di tutto ciò? Il rumore? Gli hashtag?"

Ma la cosa migliore di Calenda non è tanto il fatto di voler imporre la presentazione di un cursus honorum ai suoi  futuri ministri (immagino quello dei suoi due nuovi acquisti Gelmini e Carfagna, con quest'ultima costretta a farsi certificare il curriculum da Mengacci), quanto il suo programma dove, tra le altre cose, ha elencato come extra agenda la cessione di Alitalia e ILVA... ancora una volta!

E c'è pure chi lo prende sul serio!