Esteri

Continua l'attesa della Ocean Viking per un porto sicuro dove sbarcare i 356 ospiti a bordo

Adam è arrivato in Libia nel giugno 2018. È stato catturato e portato a Bani Walid in un centro di detenzione gestito da trafficanti. "Non ci hanno dato da mangiare. Solo acqua salata. Siamo stati picchiati e torturati all'infinito, fino a quando i nostri genitori non avrebbero inviato denaro per farci rilasciare.

Ogni giovedì, alcuni trafficanti venivano e prendevano le donne per violentarle e riportarle poi nel centro".

Dopo 4 mesi a Bani Walid, Adam è riuscito a raggiungere Tripoli, dopo che alcuni amici hanno contribuito a pagare la sua liberazione, poiché non aveva contatti con la propria famiglia.

A Tripoli, ha cercato di trovare qualsiasi tipo di lavoro. "C'è una piazza dove noi, i neri, andiamo e i libici vengono e ci scelgono per darci un lavoro. La maggior parte di loro però non ti paga, anche se lavori tutto il giorno".

Come la maggior parte delle persone salvate, Adam ha tentato più volte di fuggire dalla Libia attraverso il Mar Mediterraneo. Alcune volte è stato intercettato dalla Guardia costiera libica e riportato nei centri di detenzione, altre è stato salvato da pescatori libici.

Adam proviene dal Sudan del Sud. La sua storia è una delle tante dei 356 ospiti a bordo della Open Arms in attesa di un porto sicuro, di cui l'Europa fa finta di negare l'esistenza.

Nel frattempo, come comunicato dall'equipaggio, i medici a bordo della Ocean Viking stanno monitorando da vicino un paziente, le cui condizioni sono peggiorate rapidamente sabato mattina. "Stiamo cercando di mantenerlo il più stabile possibile nella nostra clinica, ma questa è solo una soluzione a breve termine", afferma il leader del team medico di Medici Senza Frontiere.

Fino a quando si vorrà negare un porto a delle persone a cui prima o poi, comunque, un porto verrà concesso? E per quale motivo voler punire ulteriormente tali persone?

Autore Giuseppe Ballerini
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