Walter De Benedetto, 49 anni, è affetto da artrite reumatoide, una malattia degenerativa alleviabile in gran parte con l’uso di cannabis.

Per curarsi dalla grave malattia che lo affligge, Walter può far ricorso alla cannabis terapeutica, ma quella che gli passano Stato e Regione non è sufficiente. Per questo, con l'aiuto di un amico aveva iniziato a coltivarsi in proprio la sua medicina. E per tale motivo è finito sotto processo con l'accusa di coltivazione di stupefacenti.

Invece di assicurargli il diritto alla cura, lo Stato ha tentato di mandarlo in galera... con un'accusa che avrebbe potuto costargli 6 anni di carcere.

Per fortuna, oggi, è arrivata l'assoluzione dal tribunale di Arezzo che ha assolto Walter De Benedetto ritenendolo non colpevole di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio, in quanto la serra di marijuana che egli aveva allestito serviva unicamente a procurargli la cannabis a scopo terapeutico, per lenire i dolori della malattia di cui soffre.

"Ce l’abbiamo fatto", hanno commentato la sentenza gli avvocati Lorenzo Simonetti e Claudio Miglio, legali di Walter De Benedetto, "anche grazie al supporto di chi da fuori ha seguito la situazione processuale. Walter è stato assolto in quanto è stato dichiarato non colpevole di voler spacciare ciò che invece aveva necessità di consumare per uso terapeutico".

"Oggi festeggiamo questo sviluppo positivo", ha detto Marco Perduca per l’Associazione Luca Coscioni, "ma la necessità di riformare la legge radicalmente resta tutta. Se le istituzioni e la politica non vogliono ascoltare i malati perché pensano che abbiano doppi fini, ascoltino almeno la scienza che come fine ha il progresso umano, la sua salute il suo benessere".

Anche la co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, Mina Welby, si è espressa aulla sentenza:

"Oggi Walter hai affrontato una dura prova di vita in tribunale. Ti sono stata vicina durante tutto il processo. Adesso ci vuole una legge giusta che sia dalla parte di chi, come tutti coloro che hanno bisogno di terapie con cannabinoidi, possa veder realizzato il proprio diritto alla cura".

Una sentenza che ha assunto anche un forte connotato politico, come confermano le parole della ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone:

"Walter De Benedetto aveva allestito una serra di marijuana per usare la sostanza a scopo terapeutico e lenire i dolori. "Quella serra non era reato" e quindi oggi è arrivata l'assoluzione perché "il fatto non sussiste".Questa sentenza è naturale, ovvia, scontata così come sono irrazionali le argomentazioni di chi dice che i malati hanno accesso alla cannabis terapeutica in Italia e che va tutto bene. In Italia ad oggi i malati sono costretti a battaglie legali perché abbiamo troppi legislatori che rifiutano pregiudizialmente un confronto nel merito.Oggi mi sento di festeggiare questa sentenza e lo faccio con un test antidroga del capello. Invito per l'ennesima volta a un atto di coerenza pubblica i detrattori della legalizzazione della marijuana che ritengono "cattivi maestri" quelli a favore. Abbiate #unfilodicoerenza e fatelo anche voi dimostrando che non c'è ipocrisia in questa vostra posizione.Posso non assumere sostanze stupefacenti ed essere a favore della legalizzazione della marijuana, posso essere eterosessuale ed essere a favore dei diritti lgbt. Non abbiamo bisogno di vivere direttamente un'esperienza per comprenderla, per empatizzare con chi soffre ogni giorno in silenzio i soprusi di una mentalità violenta e repressiva.Non siamo noi quelli sbagliati, non siamo noi i criminali e spesso è proprio chi vive di questa linearità di pensiero a nascondere una frustrazione, un segreto. Non abbiate paura e se siete contro la legalizzazione e contro i diritti per chi soffre argomentate le vostre idee senza slogan, senza violenza e senza pregiudizi.Fate un passo verso il confronto, non è mai una mossa sbagliata. Walter oggi non è stato un cattivo maestro, anzi. Voi potete dire lo stesso?"