Oltre l'inchiesta di Torino sulle plusvalenze sospette per la quale è stato indagato il Presidente della Juventus Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved, l'ex-direttore sportivo Fabio Paratici e altri due top manager, la prassi delle plusvalenze a specchio - gli scambi di giocatori conclusi senza passaggio di denaro - tira dentro i più grandi club italiani. Obiettivo: ripianare i debiti e sistemare i bilanci.
Una serie di documenti riservati e inediti, in parte analisi dell'Agenzia delle Entrate e in parte degli organi di controllo sul calcio, rivelano la reale situazione finanziaria delle principali squadre di calcio italiane, i ritardi dei pagamenti degli stipendi dei calciatori, ma anche dei debiti tributari e pensionistici. E si aggiungono a un allarme lanciato dalla Covisoc, la Commissione di vigilanza sulle società professionistiche, in una lettera riservata inviata alla Federcalcio: «Esiste un concreto rischio che eventuali situazioni di default abbiano a verificarsi a campionato in corso».
Un sistema, quello delle plusvalenze, già in auge al tempo di Luciano Moggi che, nella seguente intervista, ne spiega l'insana evoluzione ed i suoi pericoli:
Questo è quanto riassunto da Report nella puntata di lunedì scorso. In pratica, la trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci, ha semplicemente ricordato quello che tutti (almeno gli addetti ai lavori) conoscono e che i tifosi non sanno o fanno finta di non sapere.
Il sistema delle plusvalenze, in teoria, non è un assurdo. Se un club ha acquistato un giocatore pagandolo 10 in base al reale prezzo di mercato, e poi rivendendolo a 20, è chiaro che non vi è alcun problema, soprattutto se la plusvalenza è riconosciuta in denaro o in giocatori il cui valore di mercato è effettivamente riscontrabile.
Quindi, riportare a bilancio operazioni come quella appena riassunta è più che legittimo.
Il problema, invece, nasce quando le prestazioni sportive di un calciatore vengono valutate a cifre iperboliche e queste finiscano in trattative di mercato dove non vi è mai un passaggio di denaro, perché questo è il sistema usato da molte società di calcio per aggiustare i propri bilanci. Accordandosi tra loro, le società utilizzano giocatori alle primissime armi e che nessuno ha mai sentito nominare, perché non hanno mai giocato neppure un minuto nel massimo campionato, a suon di milioni di euro. Prezzi e transazioni vengono aggiustati di volta in volta in base alle esigenze contingenti. Pertanto, certe operazioni vengono fatte contemporaneamente oppure in finestre di mercato diverse sulla base della regola seguente: oggi sono io che ti ho aiutato, domani sei tu che aiuti me.
Il sistema delle plusavalenze utilizzato in tal modo può essere utile a sistemare i bilanci e, di conseguenza, a consentire l'iscrizione delle squadre ad un campionato... ma ha un difetto: quello di non permettere di ripianare i debiti. Infatti, ad una squadra che ricorre a tale metodo per presentare bilanci nei parametri minimi accettati dalla Figc rimane comunque un problema da risolvere: la mancanza di soldi. Le plusvalenze senza passaggio di denaro non azzerano i debiti delle società di calcio, tutt'altro... li aumentano e per tale motivo prima o poi rischiano di fallire. Non a caso la Juventus è dovuta ricorrere ad un aumento di capitale da 400 milioni di euro, senza dimenticare il tentato golpe ai danni dell'Uefa organizzato insieme ad altre squadre con l'acqua alla gola (vedi il Barcellona) rappresentato dalla Super League.
E non è un caso, come ha ricordato Report, che prima dell'inizio dell'attuale stagione la Figc abbia allentato le maglie per l'iscrizione ai campionati, togliendo le norme che prevedevano che i club dovessero essere in regola con le scadenze fiscali ed erariali. Il Chievo è stato fatto fallire proprio per questo motivo.
L'aspetto paradossale della vicenda è che Report, solo per aver avuto l'idea di riassumere la realtà dei fatti, è finita al centro delle critiche social di alcune tifoserie come trasmissione vergogna.