Ieri, il giudice istruttore che conduce le indagini in merito ai fatti che hanno preceduto il referendum sull'indipendenza della Catalogna dello scorso 1 ottobre, ha deciso l'arresto di Jordi Cuixart e Jordi Sanchez, a capo - rispettivamente - di Omnium Cultural e di Assemblea nazionale catalana, le due più importanti associazioni indipendentiste della regione, che raccolgono decine di migliaia di membri.

L'accusa di cui sono imputati è quella di sedizione. Che cosa hanno fatto? Durante una manifestazione, hanno incoraggiato la folla a bloccare l’uscita di un edificio - in quel di Barcellona, nella notte tra il 20 e il 21 settembre - dove la Guardia Civil stava effettuando una perquisizione, impedendo così ai militari di uscire se non dopo parecchie ore.

Addirittura, uno dei due sarebbe stato stato visto salire sopra un furgone della Guardia Civil per incoraggiare i manifestanti ad una mobilitazione permanente. Un delitto orrendo!

Naturalmente, Jordi Cuixart e Jordi Sanchez si sono mostrati felicissimi di andare in prigione. In men che non si dica sono stati trasformati prigionieri politici, martiri dell'indipendenza e il governo Rajoy è diventato una riproposizione del governo di Francisco Franco.

Inutile dire che la magistratura, in un paese democratico è indipendente ed autonoma dal governo... ci mancherebbe. Ma è chiaro che un ministro della Giustizia, in situazioni come quella che sta vivendo la Spagna adesso, non può non suggerire non che non si applichi la legge, ma che lo si faccia cum grano salis. Quindi, quanto avvenuto, non può non far pensare che sia stato proprio auspicato se non suggerito dallo stesso governo di Madrid che, invece di accettare un dialogo, fa di tutto per accender micce che, in base al tipo di reazione, diano poi il pretesto per un'azione di forza che avrebbe conseguenze imprevedibili.

Per il momento, come dimostrano le parole del portavoce della Generalitat Jordi Turull in un'intervista a Ràdio Catalunya, vi è da parte del governo un giudizio negativo in relazione a tali decisioni per gli effetti che potrebbero avere, ma nessun invito a manifestazioni di piazza e proteste plateali. Inoltre, Turull ha confermato che finora non sono avvenuti colloqui, anche riservati, per avviare con Madrid una qualche trattativa. Il leader catalano ha confermato la volontà del suo Governo di iniziare delle trattative in qualsiasi momento, ma la repressione in atto non è certo un viatico che possa introdurle o che in futuro la situazione possa risolversi.

Per il momento, e questo è da apprezzarsi, Turull ha escluso qualsiasi forma di protesta che non sia civile e pacifica. Membri e personale del Parlamento, guidati dal presidente Carme Forcadell, nel primo pomeriggio di martedì si sono riuniti di fronte all'ingresso del palazzo del Parlamento per protestare contro la detenzione dei presidenti di Assemblea nazionale e Omnium Cultural in silenzio e mostrando alcuni cartelli. Protesta che anticipa una manifestazione che si svolgerà nel pomeriggio a Barcellona, sempre a supporto dei due leader indipendentisti posti in arresto, cui però Puigdemont non parteciperà.

Che cosa accadrà nei prossimi giorni e forse nelle prossime ore è un mistero, anche perché le forze indipendentiste che supportano il governo catalano è difficile che possano accettare le continue provocazioni di Madrid senza che lo stesso Puigdemont non faccia chiarezza sulla dichiarazione d'indipendenza, considerata anche l'assenza di qualsiasi forma di dialogo da parte di Madrid.

Una possibilità che ancora tale dichiarazione non arrivi, a meno che non sia forzata dalla decisione di Rajoy di applicare l'articolo 155 della Costituzione nel caso in cui il prossimo giovedì non vi sia alcuna risposta da Barcellona al nuovo ultimatum inviato a Puigdemont, è la necessità di verificare tutte le conseguenze dal punto di vista economico che la dichiarazione d'indipendenza potrà causare in modo che il governo catalano possa avere già a portata di mano tutte le soluzioni per aggirare sia i problemi pratici che qualsiasi ostacolo venga posto da Madrid.

Nel frattempo, nel primo pomeriggio di martedì, la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato all'unanimità l'incostituzionalità e l'invalidità della legge sul Referendum approvata dal Parlamento della Catalogna il 6 settembre, che era stata già sospesa, ma solo in via provvisoria il giorno 7 settembre.