L’Italia non è un Paese “normale”. Dal 2000 si è andato delineando inequivocabilmente il suo ruolo di elemento precario, marginale e servile nella Comunità europea e nella Nato. Questo ha implicato un graduale e drammatico cambio radicale di vita per milioni di persone, me compresa. Francamente non pensavo che la situazione fosse così dolorosa.
La gente comune è ormai abituata a subire le stranezze e le prepotenze dei vari capi bastone collocati nelle amministrazioni pubbliche locali, negli ospedali, nei ministeri, nelle caserme militari, nelle forze dell’ordine, nelle banche, nelle imprese e nel Parlamento per garantire il pieno controllo del tessuto sociale e produttivo del Paese alle caste che sono collocate nei vari comparti delle istituzioni pubbliche e settori economici privati.
Quando ero giovane pensavo che la mafia fosse un fenomeno criminale estraneo allo Stato e mi rassicurava saperlo circoscritto nella Sicilia ma in realtà i fatti hanno testimoniato il contrario. La tragica morte di Giuseppe Fava che avvenne alcuni giorni dopo la sua intervista rilasciata a Biagi fu un messaggio arrogante e terrorizzante per tutta la nazione, se mai fosse un omicidio compiuto esclusivamente per mano di mafiosi sicuramente i mandanti risiedevano anche nelle istituzioni.
Ma la matrice di tale deviazione strutturale era stata impressa da entità straniere infatti anche dai rendiconti delle varie Commissioni d’inchiesta parlamentari emergeva costantemente una verità umiliante per tutti i cittadini onesti: sin dalla fine del secondo conflitto mondiale gli “alleati” vincitori consumarono un tradimento nei confronti di una giovane democrazia.
Nel 1948 il governo di liberazione aveva varato una magnifica Costituzione e dopo che un ministro comunista di Grazia e Giustizia aveva decretato un atto di grazia nei confronti dei criminali di guerra fascisti questi veniva allontanato dal suo incarico e iniziava una “strana” epurazione nei confronti di coloro che avevano liberato un Paese dalla dittatura: i comunisti furono messi fuori da tutte le istituzioni e dal mondo del lavoro, subirono persecuzioni e linciaggi da parte di un governo composto da perdenti e da criminali. Nasceva un Paese strutturato “alla rovescia”: i criminali di guerra fascisti furono inseriti nei quadri dirigenziali della novella democrazia mentre coloro che avevano combattuto, sofferto ed erano morti per un ideale di libertà vennero ostracizzati. Questa è la storia vera che dovrebbe essere raccontata nelle scuole e l’insegnamento della Costituzione dovrebbe essere annoverato tra le materie fondamentali di tutti i programmi delle scuole italiane di grado inferiore e superiore.
Personalmente non ho mai creduto nei partiti ma negli ideali che mi hanno guidato durante tutta la mia esperienza terrena con il risultato di essere stata troppo spesso una voce “fuori dal coro” e finire oggetto di uno spietato linciaggio che mi ha posto “fuori dalla collettività”.
Sto sfruttando l’isolamento nel quale sono stata condannata per studiare e approfondire tematiche sociali, politiche, culturali, economiche e morali che mi hanno reso un’individualità più cosciente e aperta al nuovo.
Ho la soddisfazione di aver smascherato e profondamente offeso molte cattive coscienze e la delusione di non essere stata rispettata da una collettività farisaica e servile: Bracciano è la fotografia in scala minore del peggio a livello nazionale.
Le delusioni sono state numerose ma ciò che più mi ha colpito e continua a ripugnarmi è la capillare diffusione dell’ipocrisia e del parassitismo in questo Paese.
L’italiano è un popolo senza identità e ideali, ogni giorno che passa diventa sempre più povero e relegato al ruolo di zerbino degli altri stati europei e USA.
Ribadisco. È ridicolo affermare che l’attuale governo non è fascista visto che gli alleati li hanno rimessi sulle “poltrone” subito dopo l’emanazione della nostra Costituzione democratica: una pagliacciata del genere solo in Italia poteva succedere.
Se il “vecchio” non muore, il “nuovo” non può venire alla luce.