Nel ricordare il "massimo rispetto" per gli avvocati italiani, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha precisato su Facebook che il termine "azzeccagarbugli", da lui utilizzato, era inteso a "richiamare la percezione che hanno i cittadini di fronte alla possibilità, per i tanti furbetti di questo paese, di utilizzare vari espedienti e artifici giuridici con il risultato di difendersi dal processo e non nel processo, che deve essere celere, equo e rispettoso di tutte le garanzie previste dalla Costituzione."

Il tutto è da riportarsi alla querelle che ha visto scontrarsi due ministri del "Governo del cambiamento" su una questione alquanto spinosa e non certo secondaria per il sistema giudiziario italiano: i termini di prescrizione.

Il ministro della Giustizia, il 5 Stelle Bonafede, li vuol riportare nei parametri della logica e della "legalità". La ministra della Pubblica Amministrazione, la neo leghista Bongiorno, che da avvocato sulla prescrizione ha costruito la sua carriera e soprattutto la sua reputazione, si è tenacemente opposta ad una revisione dei termini.

Ma i 5 Stelle, e il ministro Bonafede, non sembrano voler arretrare di un millimetro dalla loro posizione.

Nel frattempo, al Senato approda in aula il testo per la "conversione in legge del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata"... insomma il cosiddetto decreto Sicurezza che Salvini ha fatto suo come bandiera del neo "celodurismo" della Lega 2.0.

Il problema, però, è che, a dispetto di Di Maio e dei suoi diktat, nel Movimento 5 Stelle ci sono ancora dei parlamentari che si richiamano a dei valori "de sinistra" e che non hanno intenzione alcuna di diventare, o come si diceva una volta, "morire" leghisti. Pertanto, nonostante il lavoro di emissari, sherpa, ambasciatori e quant'altro, il percorso al Senato del provvedimento simbolo del decisionismo leghista potrebbe essere caratterizzato dall'ostracismo di alcuni irriducibili per nulla intenzionati a votare, neanche "per senso di responsabilità", un provvedimento che vedono come fumo negli occhi.

Vedremo nelle prossime ore, o nei prossimi giorni, che cosa accadrà, ma i fatti sopra riportati servono da esempio per ricordare, nonostante si cerchi tenacemente di negarlo, quante e quali siano le differenze politiche, spesso inconciliabili, tra Lega e 5 Stelle.

Riusciranno le due forze politiche a proseguire unite nell'attuale cammino a supporto del Governo? Fino a quando e fino a quanto i 5 Stelle saranno disposti a rinunciare ai loro cavalli di battaglia elettorali e a perdere consensi in favore della Lega? Già nei prossimi giorni, probabilmente, potremo avere indicazioni in tal senso.