L'UNHCR, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, oggi esprime soddisfazione per l'arrivo in Italia ieri di 103 rifugiati evacuati dalla Libia, di cui molti con esigenze speciali. Si tratta del primo gruppo di persone evacuate che erano state precedentemente accolte nella nuova struttura di transito e partenza a Tripoli, inaugurata all'inizio di dicembre.
L'UNHCR ringrazia il governo italiano per aver aperto questa via legale, auspicando che venga consolidata e potenziata in futuro. Ribadisce inoltre la necessità di promuovere altri canali sicuri e legali per le persone in fuga da violenza e persecuzione, come per esempio la riunificazione familiare e corridoi universitari.
Le persone evacuate sono di nazionalità congolese (5), eritrea (38), etiope (1), somala (48) e sudanese (11). Tra loro ci sono 56 donne adulte, 31 minori accompagnati e 5 minori non accompagnati o separati. La maggior parte delle donne ha riferito di essere stata vittima di violenza sessuale e di genere, e molte hanno parlato di "inferno" libico. Una di loro era malnutrita, e ha detto di aver avuto recentemente un aborto.
Dopo le procedure di sbarco, controllo medico e identificazione, i rifugiati sono stati portati in centri di accoglienza gestiti dalle organizzazioni non governative Papa Giovanni XXIII, Mondo Migliore e Auxilium, situati nelle provincie italiane di Massa Carrara, Potenza, Fermo, Rimini e Roma.
La nota sopra riportata dall'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre all'ottima notizia, ci ricorda anche che la Libia, per i rifugiati e le donne in particolar modo, è un vero e proprio inferno, come è ribadito nel rapporto divulgato oggi da un'altra Agenzia Onu, quella per il rispetto dei diritti umani (OHCHR) e dalla missione politica delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL), che dichiarano che migranti e rifugiati vengono sottoposti a "orrori inimmaginabili", sia dal momento in cui entrano in Libia, sia durante la permanenza nel paese e - se tentano - sia durante i tentativi di attraversare il Mediterraneo.
Secondo Ghassan Salamé, che dirige l'UNSMIL, il rapporto dimostra il fallimento locale e internazionale nel gestire quanto sta accadendo in Libia, con assassinii, detenzione arbitrarie, torture, stupri di gruppo, schiavitù, tratta di esseri umani.
Il rapporto descrive fatti accaduti in un periodo di 20 mesi, fino ad agosto 2018, elencando una terribile "litania" di violazioni e abusi commessi da una serie di funzionari statali, gruppi armati, contrabbandieri e trafficanti di migranti e rifugiati.
I risultati si basano su 1.300 resoconti di prima mano raccolti in Libia dal personale dell'OHCHR, nonché da migranti che sono tornati in Nigeria o sono riusciti a raggiungere l'Italia.
Il clima di illegalità in Libia fornisce terreno fertile per attività illecite, lasciando migranti e rifugiati "alla mercé di innumerevoli predatori che li considerano come merci da sfruttare", è scritto nel rapporto, oltre al fatto che "la stragrande maggioranza delle donne e delle adolescenti "ha riferito di essere stata violentata."
Coloro che riescono a sopravvivere ad abusi e sfruttamento e tentano la traversata del Mediterraneo vengono intercettati dalla Guardia costiera libica. Dall'inizio del 2017, i circa 29.000 migranti tornati in Libia per l'intervento della Guardia costiera sono stati collocati in centri di detenzione in cui migliaia rimangono indefinitamente e arbitrariamente, senza un giusto processo.
I migranti detenuti nei centri sono sistematicamente soggetti a gravi percosse, bruciati con oggetti di metallo rovente, sottoposti a scosse elettriche e ad altre forme di maltrattamento allo scopo di estorcere denaro alle loro famiglie attraverso un complesso sistema di trasferimenti di denaro.
I centri di detenzione sono caratterizzati da un grave sovraffollamento, dalla mancanza di ventilazione e illuminazione, oltre ad esseri carenti di bagni e latrine. Oltre agli abusi e alle violenze commesse contro le persone detenute, molti di queste soffrono di malnutrizione, infezioni cutanee, diarrea acuta, infezioni respiratorie e altri disturbi, senza poter avere accesso a cure mediche adeguate.
Secondo il consulente indipendente dell'OHCHR su problematiche relative alla tortura, Nils Melzer, i trasferimenti e i rimpatri in Libia possono essere considerati una violazione del principio internazionale che protegge i richiedenti asilo e i migranti contro i rimpatri in Paesi in cui hanno motivo di temere violenze o persecuzioni.
"La situazione è assolutamente terribile", ha dichiarato l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet. "Affrontare il problema non solo porrà fine alla sofferenza di decine di migliaia di donne, uomini e bambini migranti e rifugiati che cercano una vita migliore, ma anche potrà ridurre l'economia parallela illecita costruita sull'abuso nei confronti di queste persone e contribuire a ristabilire lo stato di diritto."
Nel rapporto si chiede anche agli Stati europei di riconsiderare i costi umani delle loro politiche, oltre ad assicurarsi che la loro cooperazione e assistenza alle autorità libiche rispetti i diritti umani e sia in linea con il diritto internazionale e le leggi sui rifugiati, in modo da non diventare, direttamente o indirettamente, complici degli abusi perpetrati su uomini, donne e bambini.