Esteri

L'America oggi decide se rinnovare o meno il mandato a Donald Trump

Martedì 3 novembre, gli americani sono chiamati ad eleggere il nuovo presidente degli Stati Uniti. Ad essere precisi, per gli americani oggi si chiude definitivamente la possibilità di esprimere il proprio voto, dato che da settimane è stato possibile votare per posta e, in molti Stati, anche recandosi ai seggi, già aperti da giorni.

Le elezioni presidenziali, da sempre, sono un grande evento negli Stati Uniti, con i suoi ritmi, i suoi riti, le sue ipocrisie... che in passato hanno destato l'interesse di pochi, dato che solo una minoranza degli americani andava a votare.

Il motivo? La differenza tra il candidato repubblicano e quello democratico, per quanto riguardava il programma, era relativa solo al colore del partito di appartenenza, rosso o blu. Chiunque avesse vinto, la politica degli Stati Uniti sarebbe rimasta praticamente la stessa.

Dopo 4 anni di Trump, gli americani hanno cambiato idea, a causa di un presidente fautore di politiche divisive e persino negazioniste volte a solleticare la pancia dell'America profonda e iper-reazionaria, quella che prima ti spara e poi ti chiede che cosa volevi. Un presidente che, nel tentativo di farsi rieleggere, è arrivato persino a negare l'esistenza e la pericolosità di una pandemia!

L'interesse di Trump ad un rinnovo del mandato non è certo di natura politica. Per lui, mantenere l'attuale incarico è indispensabile per gestire i prestiti milionari (in scadenza) delle sue indebitatissime attività, e poter far pressione sul sistema giudiziario in merito alle inchieste in corso che, altrimenti, potrebbero travolgerlo.

Ma una parte di americani, in nome di una supremazia basata su razzismo e slogan religiosi, ha deciso che Trump è il suo nume tutelare. Naturalmente Trump ringrazia e asseconda il radicalismo estremista di questa America apertamente, ma forse inconsciamente nazifascista (perché culturalmente impreparata), con slogan e iniziative "borderline", come quella di arruolare un "esercito" di patrioti che oggi dovrebbero controllare l'andamento del voto ai seggi o quella di circondare la Casa Bianca con barriere anti-intrusione, come se l'esercizio di un diritto costituzionale non fosse la festa della democrazia, ma la vigilia di un colpo di Stato.

Per questo, quello del 3 novembre non è un voto "normale" come lo sarebbe stato in altre circostanze. Joe Biden, il candidato democratico che da Trump viene descritto come un comunista sovversivo, in tempi normali avrebbe tranquillamente potuto candidarsi per il partito repubblicano e nessuno avrebbe avuto da ridire. Che differenza avreste potuto trovare tra lui e John McCain?

Oggi, invece, il partito repubblicano che fu di Abramo Lincoln si è ridotto a votare un personaggio del genere...

Autore Antonio Gui
Categoria Esteri
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