Tra il 2015/16 e il 2022/23 la fotografia della criminalità in Italia mostra un cambiamento netto: i reati sono in calo quasi ovunque. Meno furti in casa e di veicoli, meno rapine, borseggi, scippi e aggressioni. Ma non tutto va verso il miglioramento. L'unico ambito in netta crescita riguarda le truffe informatiche collegate all'uso di strumenti bancari online: +74%. Questo è quanto riporta l'Istat nel rapporto pubblicato quest'oggi.


Crollano i reati contro la proprietà e la persona

I furti nelle abitazioni principali si sono ridotti di due terzi (da 1,8% a 0,6%), quelli di veicoli sono più che dimezzati, e lo stesso vale per borseggi e rapine. Gli scippi restano stabili. Il numero di cittadini che ha subìto reati personali contro la proprietà scende al 2,3% (era 3,7% nel 2015/16). Le aggressioni colpiscono lo 0,9% della popolazione, le minacce lo 0,4%, e le rapine lo 0,2%.

Un dato interessante riguarda la recidiva della vittimizzazione: il 62% delle vittime ha subìto più volte lo stesso tipo di reato nell'anno precedente all'intervista. È comunque un calo importante rispetto al 73,5% del 1997/98.


Dove si rischia di più

Chi vive nei grandi centri urbani o in zone percepite a rischio criminalità ha più probabilità di essere vittima di un reato. Nei comuni centrali delle aree metropolitane, il tasso di vittimizzazione per reati predatori raggiunge il 5,3% (contro il 2,3% della media nazionale). I furti di veicoli toccano l'11% delle famiglie urbane (contro il 4,5% nazionale).

L'uso quotidiano dei mezzi pubblici espone molto di più a scippi e borseggi: chi li usa ogni giorno ha un rischio 5 volte superiore (2,8% contro 0,5%). Non è un caso che, rispetto al 2015/16, il rischio per gli utenti assidui sia addirittura aumentato.

Anche chi esce spesso la sera – soprattutto gli uomini – è più a rischio di rapina (0,4% contro lo 0,1% di chi esce meno). Le aggressioni colpiscono soprattutto giovani e giovani adulti, mentre le minacce risultano più diffuse tra le donne sotto i 34 anni.


Le truffe: giù quelle “tradizionali”, su quelle legate a strumenti bancari

Il numero totale di truffe online cala (-27% per quelle legate agli acquisti telematici), ma aumenta in modo preoccupante quello delle truffe che colpiscono l'utente bancario digitale: +74%. La clonazione delle carte di credito è in leggera discesa (1,1% contro 1,3%), ma è l'uso fraudolento degli strumenti bancari online a fare un balzo in avanti.

Questo dato va interpretato considerando l'aumento massiccio dell'uso dei servizi bancari online, cresciuto di oltre il 25% in sei anni. Ma resta il fatto che le difese messe in campo dalle banche e dai cittadini non stanno tenendo il passo con l'abilità degli aggressori digitali.


Denunce: cosa viene segnalato e cosa no

Il furto di veicoli è il reato più denunciato: 100% per furgoni, circa 98% per moto e auto. Crescono anche le denunce per aggressione (dal 19,9% al 40,6%). I furti in abitazione mostrano ancora vulnerabilità strutturali: nel 28,6% dei casi il ladro entra scassinando la porta, nel 30,7% da finestre, balconi o porte lasciate aperte.

Tra i reati contro gli animali domestici, il furto colpisce lo 0,8% delle famiglie che li possiedono, mentre i maltrattamenti lo 0,5%.


I profili più vulnerabili

Gli stranieri sono più frequentemente vittime di reati, ma meno colpiti dalle truffe informatiche (2,7% contro 3,3% degli italiani). Chi ha meno di 34 anni è più esposto ad aggressioni (1,7%) e, nel caso delle donne, a minacce (0,7%). Un quinto delle minacce deriva da persone in stato alterato (alcol, droghe, disturbi mentali), ma altrettante da motivi sentimentali o da volontà di umiliare la vittima.


La criminalità in Italia cambia pelle. I dati dell'Indagine sulla sicurezza dei cittadini 2022-2023 dell'ISTAT mostrano una riduzione generalizzata dei reati tradizionali, soprattutto quelli contro la proprietà. Ma la transizione digitale ha aperto un nuovo fronte, dove le truffe online – in particolare quelle bancarie – rappresentano la vera emergenza. E le strategie difensive messe in campo da cittadini e istituzioni devono necessariamente adeguarsi, senza illusioni. Perché se il ladro di appartamenti è in calo, il truffatore digitale è più attivo che mai.

La domanda conseguente è d'obbligo: ma allora perché il governo Meloni ha licenziato tramite decreto d'urgenza inasprimenti di pena e nuovi reati a seguito di una presunta mancanza di sicurezza, quando invece l'Istat ci informa che i reati contro la proprietà e la persona sono in drastico calo?

Il decreto sicurezza voluto da Meloni colpisce reati già in diminuzione con pene più severe per borseggi, truffe agli anziani, furti su mezzi pubblici… ma sono tutti fenomeni già in calo secondo i dati ufficiali. Il Governo applica "il pugno duro" su temi che toccano l'immaginario collettivo, più che rispondere a un’esigenza reale e attuale.
 
Il decreto parla ai sentimenti di paura e disagio, soprattutto nelle aree metropolitane, dove la percezione dell'insicurezza è più alta, nonostante i dati dicano altro. È un messaggio chiaro agli elettori (post) fascisti: "lo Stato c'è", "giriamo la vite", "non tolleriamo più certe cose" — anche se i numeri dicono che la vite era già stretta e la situazione è in netto miglioramento.
 
Paradossalmente, Meloni non interviene per anticipare il crimine. Pochi o inesistenti gli investimenti in prevenzione, educazione digitale, cyber-sicurezza, protezione dei dati. Nulla su riabilitazione sociale, sicurezza nei quartieri periferici o interventi sul disagio giovanile — cioè le vere radici di molti reati.
 
Quindi, il decreto sicurezza è solo propaganda? Sì e della peggiore specie, perché oltre ad essere una risposta politica a una percezione, non a un'urgenza oggettiva, introduce norme liberticide di una gravità inaudita, oltre che palesemente anticostituzionali... fino a raggiungere il paradosso.

Quale? I (post) fascisti odierni che nascono dalle ceneri del MSI sono i rigurgiti di un partito delle cui fila hanno fatto parte anche terroristi e golpisti, che hanno cercato di far crollare l'ordinamento costituzionale con il supporto dei servizi segreti deviati. Adesso la (post) camerata Meloni ha messo nero su bianco che oggi i servizi segreti - in teoria - possono persino organizzare un colpo di Stato... ma non è chiaro quali possano essere le garanzie e i limiti per distinguere se ciò si tratti o meno di una simulazione!