Giovedì si è tenuta una nuova direzione nazionale del Partito Democratico, in cui il segretario uscente, Enrico Letta, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni analizzando cause e conseguenze della crisi registrata a seguito del voto per le politiche 2022:

"L’unica forza politica che ha vinto le elezioni è Fratelli d’Italia. Tutte le altre non le hanno vinte o le hanno perse. Un campo ha vinto perché è stato unito e un altro campo, nonostante lo sforzo che ci abbiamo messo per mesi e anni, non è stato unito. La larga unità di tutti per battere le destre è stata impossibile. È un po’ il modello del 2006, ma questa volta non ci siamo riusciti perché abbiamo avuto interlocutori che non volevano stare insieme"."La caduta del governo Draghi e l’insistenza su questo fatto ha penalizzato il Pd... ci ha intrappolati dentro una campagna elettorale in cui prevaleva il Draghi sì/Draghi no [Letta però ha dimenticato di ricordare che lui stesso, senza che nessuno lo stesse costringendo a farlo, si proponeva fautore e continuare della cosiddetta Agenda Draghi... di cui lo stesso Draghi negava l'esistenza]. È stato uno dei punti centrali e ha finito per mettere in secondo piano un progetto che stavamo costruendo. E di questo mi assumo tutta la responsabilità. Quindi siamo andati alle elezioni con un profilo non compiuto"."I capigruppo parlamentari saranno donne. Non è possibile tornare indietro. Dall’altra parte ci sarà la prima donna primo ministro. E noi dobbiamo essere credibili nel fare opposizione".

Una considerazione, quest'ultima, che merita una riflessione. Sembra che Letta dica che la prossima legislatura non potrà che essere caratterizzata da liti tra comari. Così, per un senso di cavalleria nei confronti di Giorgia Meloni, prima donna in Italia a ricoprire l'incarico di primo ministro, Letta sembra far intendere che durante i dibattiti parlamentari non potrebbero essere degli uomini a mandare a quel paese la Meloni! Delle donne, invece, lo potranno fare senza grossi problemi.

"Per chi pensava a un’infinita luna di miele del centrodestra, oggi fa capolino un quadro di profonda incertezza politica. La ressa per entrare al governo è significativa. Faremo un’opposizione intransigente e costruttiva"."Quando questo governo cadrà noi dovremo chiedere subito le elezioni. Non faremo parte di un altro governo di unità nazionale"."A febbraio c’è stato un brusco cambio di scenario. Il cambio di scenario dovuto alla guerra, per le responsabilità di governo che ci siamo assunti, ci ha messo in una condizione nella quale la nostra capacità espansiva si è interrotta e siamo andati in difficoltà. Non rinnego le posizioni che abbiamo assunte. Nella storia dei partiti e dei leader politici c’è bisogno di assumersi responsabilità quando sono giuste. Siamo stati dalla parte giusta della storia, salvo che la condizione politica, sociale ed economica del Paese si è deteriorata velocemente. E purtroppo l’Europa non è stata all’altezza. Quando si diffondono le paure, normalmente è la destra che vince. E questo quello che abbiamo visto".

E comunque, come fa da tempo la destra, anche Letta ha convenuto che anche stavolta, in occasione della guerra in Ucraina, l'Unione europea non è stata all'altezza del suo compito. Ma non era così difficile accorgersi di quanto sarebbe accaduto anche prima che la Russia iniziasse l'invasione... lo stesso vale non solo per la Commissione Ue, ma anche per il Consiglio Ue, composto dai rappresentanti dei Paesi membri... per l'Italia, Draghi.

"Dobbiamo spingere l’Europa verso un impegno per la pace. Non vuol dire tacere sulle responsabilità che sono tutte da una parte. Dalla parte di chi ha invaso l’Ucraina. Ma questo non vuol dire che il nostro primo impegno deve essere perché si aprano trattative verso una pace vera. Che è l’aspirazione massima degli europei e del nostro popolo".

E adesso come la mettiamo con chi lo diceva anche mesi fa e che veniva dipinto come una spia del Cremlino?

"Non è stato [quello delle urne, ndr] un risultato catastrofico. Ma dobbiamo fare una discussione seria, non possiamo permetterci di fischiettare. Dobbiamo prendere decisioni concrete e lineari  adesso perché oggi siamo in condizione di farlo, visto che non siamo finiti al 10 o all’8%"."Riterrei un errore un mio impegno di lungo periodo, anche oltre il congresso. Lo riterrei un errore perché io ho cominciato a fare il ministro nel 1998. È giusto che un partito come il nostro metta in campo una giovane classe dirigente, una nuova generazione legittimata dalla forte legittimazione che dà il congresso"."Io guiderò questo processo assicurando la neutralità ai candidati. Io nel frattempo farò tutto quello che è necessario per renderci forti dentro il Paese e dentro il Parlamento".

Ma il prossimo congresso del Pd si sa già fin d'ora che sarà solo un'inutile perdita di tempo che porterà all'esatta riproposizione di ciò che è già adesso il Pd: un'accozzaglia di correnti che tira acqua al proprio mulino per fare ognuna i propri interessi, che non è detto che non siano anche personali. Chi lo dice? Ad esempio uno come Fioroni, ex Margherita, che nelle scorse ore ha dichiarato:

"Non abbiamo certo chiuso Ds e Margherita per andare a fare i gregari di Conte. Noi dobbiamo cercare una dialettica positiva con Calenda e Renzi".

È chiaro che Fioroni non ha capito nulla degli sbagli del passato commessi dal Pd e dai suoi segretari e sembra che il problema del partito sia scegliere se essere gregario di idee e ideologie imposte da altri.

Purtroppo, quelli come Fioroni nel Pd erano la maggioranza prima delle politiche e lo sono anche adesso, dopo le politiche. Perché, pertanto, credere che in futuro un partito che si definisce socialista possa finalmente iniziare ad esserlo in maniera autonoma, senza che la linea sia dettata da Conte oppure da Renzi o Calenda? È una speranza vana che una cosa tanto semplice possa essere compresa e pertanto messa in atto e per  questo il Pd è destinato a scomparire.