Sembra ormai certo che il cane eroe Kaos non sia morto avvelenato ma per cause naturali, legate ad una malformazione cordiaca congenita.
Prima i Carabinieri non avevano riscontrato tracce di veleno sul terreno della zona in cui era stato ritrovato il cane morto, il che avrebbe fatto supporre che il boccone avvelenato sia passato direttamente dalle mani del presunto avvelenatore alla bocca dell'animale, cosa evidentemente da escludere in quanto evidenzierebbe una familiarità del cane con chi lo voleva morto.
Poi l'Istituto Zooprofilattico di Teramo, dopo un primo esame autoptico e in attesa delle analisi tossicologiche, ha riconosciuto la morte come conseguenza di cause naturali.
La cosa dovrebbe far tirare a tutti un sospiro di sollievo in quanto sarebbe la conferma che in giro c'è un avvelenatore di cani in meno rispetto a quanto si supponesse.
Tutto bello? E invece no, perché il conduttore/allenatore (comprensibilmente addolorato) insiste sulla tesi dell'avvelenamento, accusando quindi carabinieri e sanitari di tentare di mettere la cosa a tacere ma, ovviamente, senza minimamente sbilanciarsi sui motivi che giustificherebbero l'insabbiamento.
Ora si può comprendere un errore di valutazione dettato dalla concitazione dei momenti successivi alla scoperta della morte di Kaos ma ora, a distanza di qualche giorno, il buon senso dovrebbe prevalere.
Non si capisce pertanto l'ostinazione del conduttore che non si sa se agisca per non smentirsi dopo tutta la risonanza che il caso ha suscitato a livello nazionale ed anche oltre, oppure per altri oscuri motivi che si spera ardentemente non risultino prima o poi legati a qualche altro tipo di interesse.
Aspettiamo fiduciosi nella speranza che non si scopra un giorno o l'altro qualche magagna.