Alle volte non è facile stabilire il confine tra colpa e innocenza. Che cosa succede quando il male ci viene inferto da chi dovrebbe difenderci? Chi è colpevole: colui che produce il male coscientemente oppure chi, in buona fede, crea danni e dolore anche maggiori?

Il male è tanto più brutale quando si presenta dietro l’alibi del bene, tanto più violento quando è inconsapevole. Claudio, un ragazzo di circa 30 anni orfano di padre e grande appassionato di musica e sicurezza seduto dietro un pc in viaggio da un paese all'altro alla città vicina, dove sarà interrogato dal Giudice per presunti reati indotti da spregevoli cattiverie e persone in associazione tra loro che unite hanno distrutto quell'anima bianca che ormai diventata solo un ricordo.

Un viaggio di formazione, un crescendo emotivo fino all’incontro fondamentale in quella che lui chiama la “Stanza delle parole”. Quasi fosse un dettaglio marginale di una storia tra adulti, in cui lui non è che una voce. Il viaggio di ritorno sarà breve, e segnerà per Claudio il vero spartiacque tra il mondo surreale creato dagl'altri e il mondo reale ritrovando sfiducia nel prossimo. Con questo strappo troverà dentro di sé la capacità di reagire e di riconoscere finalmente l’ambivalenza delle parole, delle prove come della vita.

L’innocenza dopo anni affiora torna in piedi ma con disprezzo, denota gli anni persi per far uscire la verità, una storia portatrice di una delicatezza senza pelle, che pone domande, più che azzardare risposte. Inerte per anni in attesa di aprire quella borsa piena di prove per dimostrare la sua innocenza contro l'accusa formulata attraverso le menzogne di quei soggetti che avevano architettato la sua rovina…  

Oggi vive ogni suo  istante studiando chi ha intorno, non fidandosi nemmeno di sé stesso studiando ogni parola ogni segno come fosse sotto esame, ogni giorno…  Tre assoluzioni in meno di un mese perché il fatto non sussiste ed emergono nomi e collegamenti anche di forze dell'ordine che ne hanno fatto parte con artifici, forse anche in buona fede, ma comunque commessi.

Oggi ringrazia chi non si è soffermato alle semplici parole insensate di paese e gli permette ogni giorno di affrontare la vita con dignità lavorando e vivendo, tralasciando il peso che ha dovuto portare sulle spalle, per vivere qualche briciolo di vita di sua figlia.